Encefaliti da zecca e giapponese: correlazioni e prevenzione
Data pubblicazione: 20/03/2023
Categoria: News - Autore: Alberto Canciani
Le encefaliti da zecca e giapponese hanno due correlazioni tra di loro: sono trasmesse da insetti ed entrambe sfociano nell’encefalite come forma più grave.
L'encefalite è un'infiammazione dell'encefalo che si manifesta quando un virus infetta direttamente l'encefalo o quando un virus, un vaccino o qualcos'altro scatenano l'infiammazione. Anche il midollo spinale può essere colpito, con conseguente encefalomielite acuta.
Prima dell’inizio dei sintomi dell’encefalite, le persone possono avere sintomi digestivi, come nausea, vomito, diarrea o dolore addominale. Oppure possono sentirsi come se avessero un raffreddore o influenza e tosse, febbre, mal di gola, naso che cola, gonfiore ai linfonodi e dolori muscolari.
I sintomi dell’encefalite includono:
- Febbre
- Cefalea
- Cambiamenti di personalità o stato confusionale
- Crisi convulsive
- Paralisi o intorpidimento
- Sonnolenza che può arrivare a coma e decesso
L’ encefalite da zecca (Tbe, Tick Borne Encephalitis), o meningoencefalite primaverile-estiva, è una malattia virale acuta del sistema nervoso centrale, causata da un arborvirus appartenente al genere Flavivirus, molto simile ai virus responsabili della febbre gialla e della dengue. L’encefalite da morso di zecca è stata identificata per la prima volta in Italia nel 1994 in provincia di Belluno.
Le zecche, e in particolar modo Ixodes ricinus e Ixodes persulcatus, operano sia come vettori che come serbatoi. Anche le zecche del genere Dermacentor (zecca del cane) ed Haemaphysalis possono trasmettere l’infezione.
Il virus trasmesso dalle zecche infetta diversi animali, selvatici o domestici, fra cui roditori, caprioli, ovini, caprini che concorrono al mantenimento del ciclo di trasmissione dell’infezione. Gli uccelli, molto probabilmente, contribuiscono a trasportare passivamente zecche infette anche a notevole distanza durante le loro migrazioni.
Dopo il morso di zecca infetta nell’uomo, nel 70% dei casi circa, si manifesta un’infezione senza o con sintomi poco rilevanti, che può passare inosservata. Nel restante 30% dei casi, dopo 3-28 giorni dal morso di zecca si ha una prima fase con sintomi similinfluenzali come febbre alta, mal di testa importante, mal di gola, stanchezza, dolori ai muscoli e alle articolazioni per 2-4 giorni. Poi la temperatura scende e in genere non ci sono ulteriori conseguenze. Nel 10-20 per cento di questi casi, dopo un intervallo senza disturbi di 8-20 giorni, inizia una seconda fase caratterizzata da disturbi del sistema nervoso centrale (encefalite, paralisi flaccida a esito mortale nell’1% dei casi).
Nei bambini e nei soggetti più giovani la Tbe mostra generalmente un decorso più mite, con progressivo aumento della severità al progredire dell’età.
Il vaccino contro l'encefalite da zecca prevede la somministrazione di tre dosi con richiami a cadenza di 3-5 anni in base al rischio. Il periodo migliore per vaccinarsi è quello invernale, in modo da essere già protetti nel periodo di massima attività delle zecche. La vaccinazione è raccomandata per le persone esposte al morso di zecca per motivi di lavoro, per la popolazione residente in aree a rischio o per chi viaggia con frequenza o per lunghi periodi in aree a rischio.
Il virus dell’encefalite giapponese è una malattia virale trasmessa all’uomo dalla zanzara del genere Culex, presente in vaste aree geografiche (India, Cina, Giappone e in tutto il sud-est asiatico). Queste zanzare pungono principalmente nelle ore serali, durante la notte, fino all’alba. La maggior parte dei casi avviene da maggio a settembre (periodo di maggiore attività dei vettori). Il virus appartiene al genere Flavivirus, lo stesso a cui appartengono anche i virus responsabili della dengue e della febbre gialla. Il periodo di incubazione dell'encefalite giapponese, ovvero il tempo trascorso tra la puntura infettante e la comparsa dei sintomi clinici, può variare da 5 a 15 giorni. La gran parte delle infezioni è asintomatica; l'encefalite vera e propria si manifesta in percentuali variabili da 1 a 20 casi ogni mille infezioni con comparsa di cefalea, febbre, convulsioni, disturbi neurologici, disturbi della coscienza e coma. Il rischio di infezione è generalmente basso per i viaggiatori, se il soggiorno è breve e si svolge in centri urbani. È più elevato, invece per coloro che si recano per lunghi periodi in aree rurali e agricole in paesi endemici (specie durante la stagione dei monsoni) e per coloro che si recano, anche per soggiorni brevi, in aree rurali, rimanendo all’aperto nelle ore serali e notturne, senza adeguata protezione.
Nel mondo ci sono circa 50.000 casi di encefalite giapponese ogni anno e circa 10.000 morti all’anno. Le zone più colpite sono le zone rurali (particolarmente quelle coltivate a riso) dell'Asia orientale, dal Sub-continente indiano fino alle Filippine ed al Giappone, e di parte dell'Oceania (Isole del Pacifico). Negli ultimi anni, l’infezione ha coinvolto anche altri Paesi come l’India, il Nepal e lo Sri Lanka. Nei viaggiatori il rischio di infezione è di 1/5000-1/10.000 per mese di soggiorno durante il periodo di trasmissione del virus in zona rurale.
È attualmente disponibile un vaccino somministrabile per via intramuscolare a partire dai 2 mesi di età che prevede due dosi distanziate di circa un mese. Per le persone che sono a rischio continuo di contrarre l’infezione si prevede una dose di richiamo a distanza di un anno dopo il ciclo di base. L’immunizzazione primaria deve essere completata almeno una settimana prima della potenziale esposizione al virus dell’encefalite giapponese.
Per la prevenzione di queste malattie è molto importante attuare le misure di protezione contro le punture di insetti (zanzare, zecche, ecc..) che prevede l’utilizzo di spray specifici, sia per gli oggetti (permetrina) che per la cute (DEET o icaridina).
Fonti:
https://salute.regione.veneto.it/mobilevac/Malattie/Dettaglio?Id=JE