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Le zanzare si possono vaccinare e perchè

Data pubblicazione: 20/02/2020 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott. Francesco Spinazzola (infettivologo)

Le zanzare si possono vaccinare e perchè

Le misure tradizionali per evitare la diffusione della malaria si sono tradizionalmente concentrate sulla trasmissione, sull'interazione uomo-zanzara, rappresentata essenzialmente dalla puntura dell’insetto. In genere comportano l'uso di una zanzariera e di insetticidi e repellenti e poche altre misure generalmente suggerite ai viaggiatori, insieme alla pratica delle necessarie vaccinazioni, nelle Cliniche di Medicina dei Viaggi. Coloro che le applicano sono protetti e insieme alla profilassi farmacologica conservano pertanto la loro efficacia contro la malaria e altre malattie e sono consigliabili. Hanno però un difetto. Non fermano la trasmissione della malattia negli altri soggetti che non le hanno applicate; la zanzara continua ancora a essere portatrice di Plasmodi.

E se potessimo modificare la zanzara in modo che non trasmetta la malaria?
E se potessimo vaccinare la zanzara?

Questa è la logica alla base della cosiddetta "gene drives": una tecnica che mediante l’impianto di specifici tratti genetici rilascia nell’ambiente zanzare geneticamente modificate e sostanzialmente innocue.

La tecnologia che ci consente di modificare il DNA delle zanzare è il sistema CRISPR/Cas9. È un meccanismo naturale di difesa a cui ricorrono alcuni batteri, per difendersi dai virus. CRISPR/Cas9 è un’enzima che agisce come un paio di forbici molecolari, in grado di tagliare sezioni di DNA.

Al momento della riproduzione, si copia e si incolla la specifica sezione in ogni variante cromosomica, garantendone l’eredità. Il “Gene drive” sfrutta questa tecnologia e la applica alla diffusione di modificazioni genetiche nelle popolazioni di zanzare.

Tale tecnica può installare geni di resistenza nelle piante: ad esempio contro insetticidi o erbicidi. Possono essere usati per controllare le specie invasive o per prevenire malattie trasmesse da vettori - come dengue, zika o appunto come nel nostro caso malaria - controllando la popolazione di insetti.

Nel contesto della malaria, le unità genetiche potrebbero aiutare a ridurre drasticamente la trasmissione della malattia prendendo di mira la zanzara Anopheles, il tipo di zanzara che trasmette la malaria. Ci sono due modi per raggiungere questo obiettivo. "Vaccinando" la zanzara per aumentare la resistenza al parassita della malaria o inibendone la capacità riproduttiva.

Nel 2015, i ricercatori dell'Università della California hanno utilizzato la tecnologia di modifica genetica per vaccinare una popolazione di zanzare Anopheles stephensi, il principale vettore di malaria in India. Hanno inserito un gene di resistenza al Plasmodium falciparum, il parassita della malaria più diffuso. Determinando l’assenza del parassita negli insetti e l’impossibilità della trasmissione.

Più recentemente, i ricercatori dell'Imperial College di Londra hanno pensato a inibire le capacità riproduttive della zanzara. Hanno preso di mira un gene chiamato doublesex, che determina lo sviluppo dei tratti di genere (maschio o femmina) in Anopheles gambiae, il principale vettore di malaria in Africa. La loro modificazione genetica ha reso sterili le zanzare femmine, ma non ha influenzato i maschi, che potrebbero continuare a trasmettere tale modificazione genetica per generazioni.

https://blog.fightmalaria.co.uk/hot-topics/gene-drives-can-we-vaccinate-mosquitoes/

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Nato a Roma il 07/06/1951 consegue la laurea in Medicina e Chirurgia con lode presso l’università “La Sapienza” di Roma nel 1976. Iscritto presso l’Ordine dei Medici di Roma con il numero 24176, è in possesso delle seguenti specializzazioni: Malattie infettive, Medicina dello sport e Patologia Clinica. E’ inoltre in possesso dell’idoneità a primario di Malattie infettive e del diploma in Tropical Medicine & Hygiene, conseguito a Londra. Vanta numerose esperienze in campo medico: ha prestato servizio come assistente e come aiuto vice-primario presso IRCCS-INMI L. Spallanzani di Roma per 30 anni, dove ha anche partecipato attivamente all’attività di ricerca. Nel 1989 ha svolto l’attività di consulente in Malattie Tropicali per contro dell’esercito italiano in missione in Namibia durante l’intervento dell’ONU.