Tafenochina: un nuovo farmaco antimalarico polivalente?
Data pubblicazione: 17/07/2023
Categoria: News - Autore: Andrea Rossanese
Un viaggiatore che visita paesi a rischio malarico deve cercare di fare il possibile per non contrarre questa malattia poiché essa può rivelarsi molto pericolosa. La prima forma di prevenzione è l’applicazione di tutte le misure di protezione personale; la successiva è l’assunzione della profilassi antimalarica. Oltre ai noti farmaci di prima linea (atovaquone-proguanile, doxiciclina e meflochina), non molto tempo fa è stata approvata per quest’uso anche una nuova molecola, la tafenochina.
Questo farmaco era studiato da molti anni, ma solo recentemente si sono raggiunti i livelli di conoscenza che ne hanno permesso la registrazione e l’immissione in commercio in totale sicurezza.
Una delle domande che spesso vengono poste è: “Ma c’era davvero bisogno di un nuovo farmaco per la profilassi antimalarica?” La risposta è semplice ed affermativa per più di un motivo.
Innanzitutto, perché avere molte “armi” diverse a disposizione permette di assegnare a ciascun viaggiatore la profilassi più adeguata al suo viaggio e alla sua persona.
In secondo luogo, perché la tafenochina aggiunge un tassello che manca in tutti gli altri agenti profilattici. La spiegazione non è semplicissima, ma è possibile renderla chiara e comprensibile.
Le forme di malaria che possono colpire l’essere umano sono cinque, causate da specie diverse del parassita del genere Plasmodium (P.). Esse sono, per la precisione: P. falciparum, P. vivax, P. ovale, P. malariae e P. knowlesi. Di queste, la forma da P. falciparum è la più diffusa nel continente africano e la più rapidamente pericolosa per la salute, responsabile della gran parte di tutte le morti per malaria nel mondo. Anche la malaria da P. vivax è molto diffusa, maggiormente al di fuori dell’Africa, ed è responsabile di una malattia che può diventare molto grave se non riconosciuta e trattata velocemente. In particolare, questo tipo di malaria (così come la molto meno diffusa forma da P. ovale) è caratterizzata da una particolarità: alcuni dei parassiti trasmessi dalla puntura della zanzara infetta, una volta raggiunte le cellule del fegato, si “addormentano” al loro interno e rimangono in questo stato per un tempo lungo (anche mesi). Nello stadio di ipnozoiti – così vengono chiamate le forme parassitarie addormentate – essi non sono attaccabili dai farmaci profilattici di prima linea. Il risultato di questa specie di gioco al nascondino è che, terminata l’assunzione della classica profilassi, i parassiti dormienti si risvegliano e riprendono il loro ciclo vitale indisturbati, come se nulla fosse accaduto, determinando l’insorgenza di una malaria clinicamente manifesta, per nulla diversa dalla classica, ma con l’aggravante che, presentandosi molto tempo dopo il viaggio potenzialmente a rischio, può non essere agevolmente interpretata nei tempi rapidi necessari alla sua adeguata gestione.
Ecco dove interviene la tafenochina: questo farmaco ha la particolarità di risultare efficace nell’eliminazione anche delle forme parassitarie dormienti nascoste all’interno delle cellule del fegato, impedendo di fatto la riaccensione di forme tardive, mesi e mesi dopo l’infezione. Il tutto senza togliere l’efficacia anche sulle forme parassitarie non dormienti, ma circolanti. Ciò fa di questo farmaco un’arma efficace per tutti i tipi di malaria umana.
Al momento la tafenochina è correntemente utilizzata negli Stati Uniti, in Canada ed in Australia, e solo pochi mesi fa è stata registrata in Europa e approvata dall’Agenzia Europea del Farmaco prima, e da quella italiana poi.
La tafenochina ha la particolarità di richiedere l’esecuzione di un esame del sangue prima di poter essere prescritta: infatti, si deve escludere in maniera certa e definitiva l’esistenza del deficit di un particolare enzima presente nei globuli rossi (quello responsabile del cosiddetto favismo). Tale deficit si eredita geneticamente ed è responsabile di una gravissima forma di anemia nel caso dell’assunzione di determinati farmaci, tra i quali, appunto, la tafenochina. Una volta appurato che l’enzima è normale, questa informazione vale per sempre e non sarà mai più necessario verificarla. La dose per l’adulto è pari a 200 mg (cioè due compresse da 100 mg) da assumere, a regime, una sola volta alla settimana. Si fa una dose di carico nei tre giorni precedenti l’ingresso nell’area malarica e poi si procede con la dose settimanale di mantenimento per concludere con la prima dose che si assume dopo l’uscita dalla zona a rischio. Facciamo un esempio: dose di carico il venerdì, il sabato e la domenica prima della partenza (si è ancora a casa), quindi una dose ogni domenica durante il viaggio (mantenimento), fino alla prima domenica in cui si sarà nuovamente a casa (conclusione).
Tra gli effetti collaterali, peraltro poco frequenti, ci sono, come per tutti i farmaci assunti per bocca, nausea, vomito e fastidi addominali. In caso di assunzione prolungata (oltre sei mesi) c’è il rischio di incorrere in depositi corneali (ma di solito la profilassi dura in media molto meno). Siccome la tafenochina appartiene al gruppo chimico della meflochina, non può essere utilizzata in caso di disturbi neurologici e/o psichiatrici. Il farmaco è approvato solo per persone con più di 18 anni e al momento è controindicato in gravidanza e durante l’allattamento poiché non vi sono dati solidi sulla sicurezza in tali condizioni.
La tafenochina si è dimostrata efficace (98-100%) contro tutte le forme di malaria umana. Non si tratta certo della panacea o del farmaco miracoloso che può risolvere tutti i problemi, ma certamente può essere considerato una freccia in più nella faretra sia del viaggiatore sia, con lui, di tutti gli operatori sanitari chiamati a fornire ai viaggiatori i consigli più utili a preservare la salute durante il viaggio.
Fonti:
WHO. International Travel and Health. Chapter 7 - Malaria. Aggiornamento 2020
CDC. Yellow Book 2020: Health Information for International Travel