Storia della febbre gialla
Data pubblicazione: 24/10/2022
Categoria: News - Autore: Fiorella Gandini
Che cos’è la febbre gialla
La febbre gialla è una patologia virale causata da un virus della famiglia dei Flavivirus e si trasmette mediante la puntura di una zanzara del genere Aedes Aegypti, il cui habitat sono le foreste. È definita “gialla” per l’ittero, la colorazione giallastra della pelle che si può manifestare in seguito a un possibile danno al fegato.
La malattia si diffonde seguendo due cicli diversi, in base a dove avviene la trasmissione:
- urbano, la zanzara punge l’uomo che è affetto da febbre gialla, si infetta anch’essa e trasmette il virus, durante il suo pasto, ad altri soggetti e alle uova;
- silvestre, le zanzare si infettano pungendo le scimmie e trasmettono il virus all’uomo pungendolo.
Il tempo di incubazione è di 3-6 giorni e i sintomi, che scompaiono dopo 3-4 giorni, sono febbre, dolori muscolari, mal di testa, nausea e vomito. In alcuni soggetti, però, dopo una remissione dei sintomi di 1-2 giorni, si può ripresentare febbre molto alta, dolori addominali, ingrossamento del fegato, ittero ed emorragie da bocca, naso e apparato digerente. Nei casi gravi può essere letale.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno, nel mondo, contraggono il virus della febbre gialla oltre 84.000 persone e per più di 29.000 soggetti può essere fatale.
Storia della febbre gialla
Alcuni studi epidemiologici e genetici supportano l’ipotesi che il virus della febbre gialla abbia avuto origine in Africa e si sia diffuso in America nel corso del XVI secolo, con il commercio degli schiavi che provenivano dai Paesi africani. L’ipotesi più comune è che il vettore, la zanzara Aedes Aegypti, abbia viaggiato nelle scorte di acqua presenti sui velieri utilizzati per la tratta degli schiavi: infatti, la sua diffusione nel Nuovo Mondo corrisponde alle rotte e ai tempi dello schiavismo.
Esistono, però, testi dove si sostiene che la febbre gialla fosse già nota prima della scoperta dell’America, in età precolombiana. Una malattia simile è citata nei codici di antiche civiltà: i Maya la denominavano xekik (vomito di sangue), i Mexica (Aztechi) cocolitzle e i Caribi (popoli dell’America Meridionale) poulicantina.
Nel Popol Vuh, il libro sacro degli antichi Maya, che contiene i miti e le leggende dei vari gruppi etnici che abitarono la terra Quiché, uno dei regni Maya in Guatemala, si evince come questo popolo avesse già individuato il ciclo di diffusione (da scimmie a zanzare e da zanzare a uomo) di questa patologia letale. In un altro testo sacro, il Chìlam Balàm di Chumayel, che contiene la storia della comunità Maya di Chumayel, nello Yucatan, l’insorgenza della patologia e relative recidive sono datate tra 1480 e il 1485. Nelle cronache del 1493, un anno dopo la scoperta dell’America, si ipotizza che anche l’equipaggio di Colombo, a Santo Domingo, sia stato contagiato dalla febbre gialla.
La prima descrizione di questa patologia virale si deve al gesuita Raymond Breton, nel 1635, quando l’epidemia colpì l’isola della Guadalupa, mentre nel 1692 il padre gesuita Antonio Vieira descrive un altro focolaio di febbre gialla in Brasile a Bahia. Nei suoi scritti si legge: “il morbo lasciò le case piene di moribondi, le chiese di cadaveri e le strade di tombe”.
Nel Synochius Atrabiliosa, opera di Johann Peter Schotte, troviamo la prima descrizione scientifica di febbre gialla che colpì il Senegal: “il vomito continuava…divenuto prima verde, poi di colore marrone e infine nero, e si coagulava in piccoli grumi…si verificava una diarrea continua, con dolori lancinanti e veniva evacuata una grande quantità di feci nere e putride…la pelle diveniva ora piena di petecchie”.
L’espansionismo e le conquiste coloniali del XVII secolo favorirono la diffusione del rischio epidemico in Africa, America ed Europa. Un tempo confinata in una piccola regione dell'Africa subsahariana, la febbre gialla ha raggiunto in pochi secoli Americhe, Asia, Australia e Sud Pacifico, diffondendosi con l’espandersi delle attività umane.
Nel XVII secolo non si conosceva ancora il vettore di questo morbo che viveva e si moltiplicava in corrispondenza degli insediamenti umani e preferiva riprodursi in acque stagnanti pulite, come quelle delle cisterne, a differenza delle comuni zanzare che vivono nei luoghi insalubri come le paludi. Nelle città americane l’acqua per uso potabile era contenuta in cisterne ubicate nella parte posteriore delle case dove la zanzara poteva riprodursi facilmente. Anche le navi erano munite di cisterne, che, durante le soste nei porti, potevano essere contaminate dalle zanzare diffondendo la malattia lungo le coste di approdo. Nei secoli XVIII e XIX sono state numerose le epidemie in America, Europa, Spagna, Francia, Inghilterra e Italia. Nel 1804, a Livorno l’amministrazione comunale fu costretta persino a costruire un nuovo cimitero denominato La Cigna.
Nel 1848 Josiah Clark Nott fu il primo a pensare che il vettore della febbre gialla fosse una zanzara. Scrive infatti: “Noi possiamo ben comprendere come gli insetti portati in volo dal vento (come accade per le zanzare, per le formiche con le ali, per molti Afidi ecc.) dovrebbero arrivare sul primo albero, casa o altro oggetto lungo il loro itinerario, che offra loro un luogo di riposo, ma nessuno può immaginare come un gas o un’emanazione, che sia mescolata o no al vapore acqueo, mentre si trascina sulle ali del vento, possa essere la causa della trasmissione... ”, ma solo negli studi di Carlos Juan Finlay si afferma con certezza che la zanzara Aedes Aegypti, allora chiamata Stegomia, è il vettore del contagio di questa patologia infettiva che trasmetteva all’uomo con la sua puntura.
Nel 1900 durante la guerra ispano-americana, il chirurgo militare Walter Reed, osservando l'elevato numero di casi di febbre gialla tra i soldati americani nominò una commissione che stabilì definitivamente che il vettore di questa malattia era la zanzara Aedes Aegypti e il tempo di incubazione della patologia era di 12 giorni.
La diffusione poteva essere ostacolata adottando provvedimenti di igiene pubblica per ridurre i contagi (eliminare raccolte di acqua o coprendo i contenitori usati per la raccolta dell’acqua piovana), bonificando i luoghi dove questi insetti si potevano riprodurre (fossati e paludi), con l’isolamento dei soggetti infetti.
Vaccino contro la febbre gialla
Nel 1931 viene prodotto un vaccino francese, ne furono somministrate più di 38 milioni di dosi che fecero crollare l’incidenza della patologia, ma provocarono gravi effetti collaterali come l’encefalite. Il vaccino venne sospeso e nel 1937 venne sviluppato un nuovo vaccino ad opera di Max Theiler e Hugh H. Smith chiamato 17D: da questo preparato biologico deriva quello usato ancora oggi contro la febbre gialla. L’impegno di scienziati e governi ha permesso di eradicare la malattia in molte aree del mondo, ma, dove i costi delle coperture vaccinali non sono sostenibili, questo obiettivo non può essere raggiunto.
Oggi la febbre gialla è endemica in alcune aree dell’Africa e del Sud America. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha segnalato epidemie di febbre gialla in Nigeria, Venezuela, Ghana, Africa occidentale e centrale, Uganda, Sud Sudan, Etiopia. In Europa è stata eradicata e, se si registrano alcuni casi, sono da attribuirsi a viaggi nei Paesi endemici.
La recrudescenza epidemica di questa patologia va ricercata nei grandi movimenti mondiali di popoli e merci che rendono i vettori incontrollabili. Non si deve però dimenticare il cambiamento climatico dovuto all’indiscriminato sfruttamento di risorse che potrebbe incidere negativamente, nei secoli a venire, sulla salute dell’umanità.
La leggenda Maya
Grazie al Popol Vuh, il libro sacro dei Maya, conosciamo sia l’antichità della febbre gialla sia la sua eziologia. È stato proprio quel popolo ad aver intuito che le scimmie e le zanzare erano i vettori di quel terribile morbo e lo tramandano con la leggenda "Maestro Mago y Brujito". Si narra che i Maya scacciarono le scimmie imprigionate tra gli alberi, queste scesero verso Xilbalba, il mondo sotterraneo o palazzo della morte, per vendicarsi mandarono la zanzara tra il popolo e gli ordinarono "Pungi ognuno di loro. Prima mordi quello seduto e poi finisci per morderli tutti. Il tuo cibo sarà succhiare sangue umano sulle strade”. La zanzara rispose: "Molto bene”. Così ebbe inizio il contagio.
Fonti: PubMed, UADY (Universidad Autonoma De Yucatan) Facultad de Medicina, Le infezioni nella storia della medicina