La febbre West Nile: sintomi e come si trasmette

Data pubblicazione: 03/07/2023
Categoria: News - Autore: Marta Marchetti - Antonietta Monteduro

La febbre West Nile: sintomi e come si trasmette

La febbre West Nile è una malattia causata da un virus a RNA appartenente alla famiglia dei Flaviviridae. Questo virus è stato isolato per la prima volta nel 1937 nel distretto West Nile, in Uganda, dal sangue di una donna con sintomatologia febbrile, motivo per cui è stato scelto questo nome per definire la patologia.
Attualmente il virus è presente in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

In Europa le stagioni estive sono sempre più torride e alle ondate di calore seguono talvolta gravi inondazioni che creano condizioni ambientali favorevoli per specie invasive di zanzare, vettori di diverse malattie, tra cui la febbre West Nile.

Nel 2022 nell’Unione Europea sono stati segnalati 1.133 casi umani di cui 1.112 acquisiti localmente e 92 decessi per Virus del Nilo Occidentale. L’Italia è il Paese in cui si sono registrati il numero più alto di casi di West Nile, ben 723.

Quest’anno, a causa dei cambiamenti climatici, il fenomeno è comparso in anticipo. A maggio l’ISS ha rilevato il virus in gruppi di zanzare a Catania e nell’avifauna a Varese.

Anche se non sono stati ancora notificati casi di infezione nell’uomo, gli esperti ritengono che la circolazione di questo virus possa aumentare nelle prossime settimane, in parte a causa dell’alluvione che ha colpito recentemente l’Emilia-Romagna.


Trasmissione

I serbatoi del virus West Nile sono gli uccelli selvatici mentre le zanzare, più frequentemente del genere Culex, sono i vettori. La patologia viene trasmessa all’uomo tramite la puntura di zanzare infettate dal virus.
Nello specifico, il virus presenta un ciclo endemico primario con trasmissione zanzara-uccello-zanzara, nel quale le zanzare si infettano tramite morso a volatili viremici. Il virus, una volta all’interno della zanzara, si moltiplica e si va a localizzare a livello delle ghiandole salivari. In questo modo, quando le zanzare-vettori pungono altri uccelli, riescono ad infettarli e a diffondere il virus.
Il ciclo epidemico, invece, si manifesta quando le zanzare infette riescono a trasmettere il virus all’uomo, o ad altri mammiferi come il cavallo. I cavalli infettati dal virus West Nile possono ammalarsi e morire. La presenza di casi equini è un buon indicatore della trasmissione del virus West Nile in una determinata località.
La trasmissione all’uomo avviene, dunque, tramite la puntura di zanzare infette e non può avvenire da persona a persona.
Raramente sono stati segnalati casi di infezione nell’uomo legati a trapianti, trasfusioni e trasmissione materno-fetale durante una gravidanza.
 

Incubazione e sintomi

Nell’uomo il periodo di incubazione ha una durata da 2 a 14 giorni nei soggetti sani, mentre in quelli immunodeficienti può esser presente un’incubazione di più di tre settimane.
La maggior parte delle persone non sviluppa sintomi. Un 20% dei soggetti infetti, invece, sviluppa una sindrome simil-influenzale. In questi soggetti possono comparire febbre, mal di testa, mal di gola, artralgie e dolorabilità muscolare, linfoadenopatia, anoressia, nausea, diarrea, sindromi di tipo respiratorio e rash cutanei.
In alcuni soggetti, principalmente negli anziani e nei defedati, il quadro clinico può presentarsi in modo più aggressivo e grave, con la comparsa di febbre molto alta, forti mal di testa e debolezza muscolare ma anche di disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino ad arrivare alla paralisi e al coma. Il virus può causare, inoltre, un’encefalite letale in casi, fortunatamente, molto rari.


Diagnosi

La diagnosi della Malattia West Nile si esegue tramite l’utilizzo di test sierologici.
L'infezione da virus West Nile viene diagnosticata grazie alla presenza di anticorpi, di tipo IgM, specifici per il virus. Questi vengono ricercati sul siero o sul liquido cerebrospinale. Questi anticorpi risultano esser rilevabili dai 3 agli 8 giorni dopo l'insorgenza della malattia. La loro persistenza va dai 30 ai 90 giorni circa.
A volte possono esser possibili dei falsi positivi che si presentano in seguito ad anticorpi cross-reattivi dovuti ad infezione da altri flavivirus, dalla recente vaccinazione con vaccini per questa tipologia di virus ( febbre gialla o encefalite giapponese ) o da reattività aspecifica.

Le colture virali e i test per rilevare l'RNA virale, utilizzando la metodica della PCR (polymerase chain reaction), possono essere eseguiti su siero o liquido cerebrospinale e vengono utilizzati per confermare l'infezione.


Prevenzione

Non esiste un vaccino per la febbre West Nile.  La prevenzione consiste nell’evitare l’esposizione alle punture di zanzare e nel cercare di ridurre la riproduzione dell’insetto.
Si consiglia, dunque, l’utilizzo di repellenti specifici oltre all’impiego di indumenti in grado di proteggere la maggior parte della superficie corporea.
Buona norma è evitare di lasciare acqua ristagnante in vasi o ciotole di animali così da non creare un ambiente adatto alla riproduzione dell’insetto.


Terapia e trattamento

Al momento non esiste alcuna terapia specifica per la febbre West Nile.
Nella maggior parte dei casi la malattia risulta autolimitante nel giro di qualche giorno o di qualche settimana: si utilizza una terapia che va ad agire sul sintomo piuttosto che sulla causa della malattia.
Per questo il trattamento è di supporto con necessità di un attento monitoraggio nei casi più gravi nei quali molto spesso risulta essenziale il ricovero ospedaliero.


 

Fonti:

Ministero della Salute

ISS (Istituto Superiore di Sanità)

 

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