La Febbre Gialla sopra i 60 anni. Perché il vaccino ha limiti d’età?
Data pubblicazione: 11/08/2022
Categoria: News - Autore: Edoardo Zanini
La febbre gialla è una malattia tropicale acuta, causata da un Arbovirus che appartiene alla famiglia dei Flaviviridae, trasmessa attraverso la puntura di zanzare infette. È chiamata "gialla" per via del suo sintomo più evidente, l'ittero, che può in alcuni casi manifestarsi con occhi e pelle gialla, in seguito ad un eventuale danno al fegato. Solitamente nei 3-6 giorni successivi all’infezione, si manifesta una febbre elevata accompagnata da brividi, cefalea, dolori muscolari, nausea e vomito. I pazienti colpiti da questa forma benigna guariscono in 3-4 giorni.
Dopo una remissione di 1-2 giorni, nel 15% dei malati si verifica un nuovo attacco di febbre. Appaiono quindi dolori addominali, ingrossamento del fegato, ittero, emorragie della pelle, delle mucose e dell’apparato digerente. La mortalità causata da questa forma severa è compresa tra il 20 fino a più del 50%. I turisti sono colpiti generalmente dalla forma grave della malattia.
Il virus della febbre gialla è un virus con genoma a RNA a singolo filamento, provvisto di un rivestimento pericapsidico, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, a cui appunto dà il nome (dal latino flavus, giallo). A questa famiglia appartengono molti altri virus, responsabili di gravi malattie a cui i viaggiatori devono prestare attenzione, come il virus dengue, il virus zika, il virus west nile, e il virus dell’encefalite giapponese.
Il virus della febbre gialla è originario dell’ Africa, ed è in grado di infettare, oltre l'uomo, anche le scimmie: serbatoio naturale del virus. La modalità di trasmissione è vettoriale, ovvero tramite le zanzare. Nella maggior parte dei casi è responsabile l’Aedes aegypti, una specie adattata all'ambiente domestico e che punge soprattutto l'uomo, ma anche la “cugina”, l’Aedes albopictus (la ormai comune zanzara tigre), presente in Italia e in diverse parti d’Europa, è capace di fungere da vettore. Il rischio, tuttavia, che la zanzara tigre possa trasmettere la febbre gialla nel nostro Paese è considerato molto basso.
Attualmente la febbre gialla è presente in Africa, dove, in ambienti rurali, ha provocato gravi epidemie con decine di migliaia di morti. È inoltre presente in Sud America, da Panama fino all'Argentina, soprattutto nella zona amazzonica, mentre non è invece mai stata rilevata in Asia.
Il vaccino
l vaccino contro la febbre gialla è un vaccino vivo attenuato, così da indurre una buona risposta immunitaria senza causare la malattia. Non contiene alluminio.
Per molto tempo la vaccinazione era raccomandata ogni 10 anni. Attualmente, l’OMS raccomanda una sola dose, ritenuta sufficiente per una protezione a vita. Alcuni Paesi non hanno ancora adeguato la loro legislazione.
La vaccinazione contro la febbre gialla è raccomandata in alcuni Paesi e talvolta obbligatoria per soggiornare o transitare nella maggior parte dei paesi dell’Africa subsahariana e in quelli dell’America latina che toccano il bacino amazzonico, Panama incluso.
Vaccinazione negli over 60
Gli effetti collaterali del vaccino della febbre gialla sono assimilabili a tutti gli altri vaccini, con nausea, febbre, mal di testa, dolore in sede di iniezioni tra quelli più comuni. Tuttavia, è stato dimostrato che i rari casi con maggiori complicazioni si verificano maggiormente negli individui con più di 60 anni di età. Tra questi si possono individuare:
- Yellow fever vaccine associated neurological disease (YEL-AND) è una condizione che colpisce il cervello e il sistema nervoso, causando sintomi come confusione e problemi di movimento e coordinazione. Il rischio di YEL-AND è stimato come segue:
- oltre i 60 anni = 2,2 casi ogni 100.000 dosi di vaccino somministrate
- età inferiore a 60 anni = 0,8 casi ogni 100.000 dosi di vaccino somministrate
- Yellow fever vaccine associated viscerotropic disease (YEL-AVD) è simile alla febbre gialla stessa con insufficienza multiorgano e morte in circa il 48% dei casi. Il rischio di YEL-AVD è stimato come segue:
- oltre i 60 anni di età = 1,2 casi ogni 100.000 dosi di vaccino somministrate
- età inferiore a 60 anni = 0,3 casi ogni 100.000 dosi di vaccino somministrate
Di conseguenza per i pazienti con più di 60 anni di età è opportuno la valutazione da parte di un medico che sappia soppesare rischi e benefici prima della somministrazione.
Fonti: