Febbre tifoide

La febbre tifoide, nota anche come tifo addominale, è una malattia infettiva di origine batterica.

Presente in quasi tutto il mondo, si può trovare in America Latina, Africa, Medio Oriente, Asia meridionale e sud-orientale, Europa orientale e Oceania. Si tratta di una malattia particolarmente contagiosa che coinvolge l’intero organismo. 

CAUSE

È provocata dal batterio Salmonella Typhi, che appartiene al genere della Salmonella. Fanno parte della stessa famiglia anche le S. paratyphi A e S. paratyphi B, responsabili delle salmonelle minori o di infezioni alimentari.

Sono batteri che si riproducono molto rapidamente all’interno dell’intestino, spostandosi poi nel flusso sanguino dove innescano i primi sintomi. Se non si ricorre al trattamento, questi batteri possono riprodursi in altre zone dell’organismo rendendo i sintomi e le complicazioni molto più gravi per il paziente infetto.

TRASMISSIONE

Viene trasmessa per via oro-fecale. Può essere quindi contratta con l’ingestione di alimenti contaminati da Salmonelle, che presentano una grande resistenza, soprattutto in materiali organici come liquami o nel fango, dove possono sopravvivere per mesi.

Le mosche possono rappresentare un vettore passivo di germi patogeni, ma l’unico portatore e sorgente di infezione è l’uomo che ha già contratto la febbre tifoide.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA

Il rischio di febbre tifoide nel mondo c'è soprattutto nelle aree in via di sviluppo dell'Africa, nelle Americhe e nel Sud-Est Asiatico, dove la malattia rappresenta un grave problema di salute pubblica. L'OMS stima che annualmente i casi di febbre tifoide siano 11-20 milioni, di cui circa 128.000-161.000 decessi.

Generalmente le condizioni igienico-sanitarie precarie, il malfunzionamento degli impianti fognari e l’accesso difficoltoso all’acqua potabile sono tra le principali cause di infezione, mentre la crescita dell’urbanizzazione e il cambiamento climatico sono tra i fattori che hanno il potenziale di aumentare l’incidenza epidemiologica della febbre tifoide.

I paesi con il maggior numero di casi di febbre tifoide sono: Cina, India, Laos, Nepal, Indonesia, Bangladesh, Pakistan e Vietnam.

febbre tifoide nel mondo

SINTOMI

La febbre tifoide è una malattia sistemica. È caratterizzata da un periodo di incubazione di una o due settimane (ma che può arrivare fino a 3 mesi), che sfocia poi in un aumento della temperatura corporea che arriva tra i 39 e i 40 gradi.

La febbre può presentarsi con alcuni abbassamenti la mattina e può durare circa una settimana. Questo periodo è seguito da infiammazioni dell’alvo e dolori addominali forti ed in continua crescita.

Altri sintomi che possono presentarsi sono:

  • Senso di debolezza
  • Tosse
  • Ingrossamento della milza
  • Ingrossamento del fegato
  • Dolori addominali
  • Mal di testa
  • Perdita di peso
  • Possono anche presentarsi: diarrea ed emorragie o perforazioni intestinali.

La mortalità, dopo l’introduzione della terapia antibiotica, è sempre più rara e legata ad altre patologie pregresse.

DIAGNOSI

La diagnosi viene confermata dopo un esame colturale su sangue o su feci. I pazienti affetti possono definirsi infetti fin quando il batterio è presente nelle loro feci. Il periodo parte dalla prima settimana e varia per tutta la durata. Il 2-5% dei pazienti diviene portatore sano cronico.

TRATTAMENTO

Il tifo viene trattato con una cura antibiotica (sono molto efficaci i Chinolonici), riducendo il suo decorso a pochi giorni. In parallelo, la cura prevede anche la reidratazione del paziente con la somministrazione di soluzioni saline alternate a soluzioni zuccherine

PREVENZIONE

Come tutte le malattie trasmissibili per via oro-fecale è necessario rispettare le norme igienico-salutari sia a livello individuale, che per la conservazione o la manipolazione degli alimenti, sia a livello collettivo, smaltendo correttamente i rifiuti solidi e liquidi.

Nonostante le salmonelle presentino una grande resistenza all’ambiente esterno, sono comunque sensibili all’azione di comuni disinfettanti. Una rapida soluzione da attuare nella propria casa può essere ottenuta diluendo un cucchiaio di varechina dentro un litro d’acqua. Questa soluzione può essere utilizzata per disinfettare utensili da cucina come posate o stoviglie, ma è valida anche per frutta e verdure da consumare crude, che devono però essere poi sciacquate con acqua potabile.

Contro la febbre tifoide sono presenti in commercio diversi vaccini:

  • Vaccino iniettabile: unica dose per via intramuscolare. Richiamo a distanza di 2/3 anni
  • Vaccino orale: 3 dosi da assumere a giorni alterni e a digiuno. Sconsigliato per i bambini al di sotto due 2 anni di età. Non può essere assunto durante una cura antibiotica o antimalarica. La dose di richiamo viene effettuata a distanza minima di un anno
  • Vaccini contenenti l'antigene polisaccaridico: unica dose per via intramuscolare. Richiamo a distanza di 2/3 anni

Il vaccino garantisce una protezione che va dal 75% al 90%, ed ha una durata di circa 2-3 anni. È consigliabile eseguirlo in situazioni epidemiche, per chi viaggia in paesi dove la febbre tifoide è particolarmente diffusa o per chi compie lavori dove è a contatto con agenti particolarmente infettivi.

Gli effetti collaterali al vaccino per la febbre tifoide sono molto rari, ma c’è una piccola possibilità che si manifestino con: arrossamento, dolore nella sede di inoculazione o tumefazione nella sede di inoculazione. Più raramente possono presentarsi febbre, emicrania o nausea.

La vaccinazione è sconsigliabile ai bambini al di sotto ai 2 anni e non deve essere eseguita durante una cura antibiotica o antimalarica.
 

Fonte: https://www.epicentro.iss.it/tifoide/

Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.
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