Martedì 19 settembre, il Ministero della Difesa dell'Azerbaigian ha annunciato l'inizio di "misure anti-terroristiche" nel territorio del Nagorno-Karabakh, un territorio riconosciuto a livello internazionale come parte dell'Azerbaigian, circondato da terre azere, ma abitato de facto da armeni e controllato da forze filo-Yerevan. Baku ha iniziato a bombardare la regione separatista, chiedendo il ritiro delle truppe armene e la resa del governo locale. La mattina di mercoledì 20 settembre, le operazioni militari continuano e le forze azere continuano a infliggere danni significativi alle truppe del Karakah. Il governo di Yerevan ha dichiarato ufficialmente di non avere intenzione di combattere una grande guerra con Baku, rinunciando a difendere attivamente il territorio abitato da oltre 120 mila armeni. Di conseguenza, sono scoppiati scontri nella capitale armena, con migliaia di cittadini che chiedono una reazione decisa da parte del loro governo. La situazione è calma, ma sono attese ulteriori proteste. Dal punto di vista internazionale, la situazione è molto complicata. Infatti, la regione del Nagorno-Karabakh è riconosciuta come parte dell'Azerbaigian da tutti i membri delle Nazioni Unite, compresa l'Armenia stessa, che però ha sostenuto per 30 anni il suo status quasi indipendente. All'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Recep Tayyip Erdogan ha sostenuto gli sforzi di Baku nella sua "operazione anti-terroristica". La Russia, storica alleata dell'Armenia, non può sostenere attivamente quest'ultima poiché è coinvolta nella guerra in Ucraina e deve bilanciare le relazioni con l'amichevole Baku. La situazione per l'Unione europea è complicata. Infatti, se le forze di Baku dovessero commettere gravi crimini che catturano l'opinione pubblica internazionale, potrebbe imporre sanzioni. Gli Stati Uniti hanno interessi limitati nella regione e chiedono soluzioni vaghe e pacifiche al conflitto. Nel complesso, è probabile che la diplomazia occidentale si schieri a favore dell'Azerbaigian autoritario, rispettando il principio della sovranità e dell'integrità territoriale rispetto a quello dell'autodeterminazione dei popoli.