I test sierologici condotti in Italia, indicano che circa 1,5 milioni di italiani (il 2,5% della popolazione) sono stati affetti da SARS-COV2.
Le Autorità Sanitarie hanno affermato che sono state dimostrate significative variazioni geografiche nei risultati, che confermano che un blocco a livello nazionale è stato "assolutamente cruciale" per impedire che il sud del paese venisse colpito quanto il nord.
Il Ministero della Sanità e l'agenzia nazionale di statistica hanno basato la loro valutazione sui test eseguiti dal 25 maggio al 15 luglio su un campione di circa 65.000 abitanti selezionati per posizione, età e tipo di lavoro. Il governo ha effettuato i test per capire quanto il virus circolasse in quello che è il primo Paese occidentale ad essere staso sopraffatto dal COVID-19.
Il campionamento indica che 1,482 milioni di abitanti in tutta la nazione sono entrati in contatto con il virus e hanno sviluppato una risposta immunologica, il numero dei casi effettivi quindi, è almeno sei volte maggiore di quello dei casi confermati e segnalati in Italia, ha affermato Linda Laura Sabbadini, direttrice dell’ISTAT.
I dati confermano anche notevoli disparità geografiche: si stima che il 7,5% dei residenti nella regione Lombardia avesse anticorpi virali contro l'1,9% nel vicino Veneto. All'interno della Lombardia sono emerse anche forti differenze da provincia a provincia: circa il 24% dei residenti di Bergamo ha sviluppato anticorpi virali, contro il 5,1% dei residenti in alcune province di Pavia. Le variazioni sono state ancora più marcate rispetto all'Italia meridionale: solo lo 0,3% dei residenti in Sicilia è entrato in contatto con il virus e meno dell'1% dei residenti aveva anticorpi virali in circa 6 regioni del Sud Italia.
Il Dr. Franco Locatelli ha affermato che la variabilità geografica dei risultati ha mostrato che il blocco di tre mesi a livello nazionale in Italia era "assolutamente cruciale per risparmiare l'Italia centrale e meridionale dalla stessa ondata epidemiologica che ha colpito il nord". Locatelli ha affermato anche che i risultati indicano anche che il 27,3% delle persone con gli anticorpi virali non ha manifestato alcun sintomo, dimostrando la necessità di un costante allontanamento sociale e l’uso della mascherina facciale. Ha sottolineato però che i test non determinano se gli anticorpi offriranno protezione contro il virus in futuro, ma solo il contatto virale.
Numerosi paesi hanno condotto test sierologici per cercare di determinare quante persone potrebbero essere state infettate dal virus, tra cui Austria, Germania, Spagna, Francia e Regno Unito. La maggior parte dei paesi ha riscontrato livelli di prevalenza dal 5% al 15% circa.
I risultati dei test sugli anticorpi suggeriscono anche che il bilancio delle vittime della COVID-19 in Italia, che si attestava a 35.166 al 3 agosto, è in linea con un tasso stimato di mortalità del 2,3% per il virus a livello globale, ha affermato Locatelli.
Inizialmente i test dovevano essere condotti su circa 150.000 italiani in 2.000 città e paesi a livello nazionale. Tuttavia, la Croce Rossa ha incontrato resistenza da parte di alcuni italiani che hanno rifiutato di partecipare poiché un test sierologico positivo richiedeva per prassi una quarantena automatica e un tampone nasofaringeo per valutare l’eventuale infezione in corso.
Fonte: AP NEWS