Pillole di Dermatologia: la Schistosomiasi
Data pubblicazione: 13/09/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Mauro Berta
Gli schistosomi offrono un esempio classico del ciclo biologico dei trematodi, vermi lunghi pochi centimetri con corpo tipicamente appiattito o cilindrico:
- Le uova espulse con le feci o le urine si schiudono in acqua e i miracidi (larve di secondo stadio) che ne emergono invadono i molluschi ospiti intermedi;
- Dopo una riproduzione che comprende due generazioni di sporocisti, si sviluppano le cercarie (larve di ultimo stadio), che abbandonano i molluschi e penetrano nella cute di un nuovo ospite umano venuto a contatto con l’acqua;
- In seguito alla perdita della coda durante la penetrazione nel nuovo ospite, la cercaria si trasforma in uno schistosomulo (verme adulto), che migra attivamente nell’organismo fino a raggiungere il sistema venoso portale;
- Dopo la copula, la femmina depone le uova nei vasi sanguinei che circondano il colon (S. mansoni e S. japonicum), oppure nei plessi venosi della vescica (S. haematobium). Queste uova, dotate di spina, penetrano poi nella mucosa di questi organi e possono raggiungere l’ambiente esterno tramite le feci o le urine.
La distribuzione della schistosomiasi nel Mondo è condizionata sia dalla presenza degli specifici molluschi che ne rappresentano gli ospiti intermedi, sia dalle abitudini igieniche delle popolazioni, ecco una panoramica:
- S. mansoni è stato introdotto dai primi colonizzatori nel Nuovo Mondo;
- S. haematobium è invece presente in Africa e nel Medio Oriente;
- S. mansoni in Africa, nel Medio Oriente e in alcune regioni del Sud-America;
- S. japonicum in Estremo Oriente.
SCHISTOSOMIASI VESCICALE
Lo Schistosoma haematobium da cui dipende la malattia è un trematode di forma cilindroide, a corpo non segmentato, con una ventosa orale e una ventrale. Il maschio e la femmina vivono accoppiati nelle vene del plesso vescicale dell’essere umano, che costituisce il loro ospite abituale.
Le uova depositate dalle femmine penetrano per azione enzimatica nella vescica e vengono emesse insieme all’urina. Quando giungono a contatto con acqua dolce si schiudono e liberano le larve, o miracidi. Questi raggiungono piccole lumache d’acqua dolce, in cui penetrano, si sviluppano e si trasformano in cercarie, che tornano nuovamente in acqua. L’uomo si infetta quando viene in contatto con acqua infestata dalle cercarie, che sono provviste di una sorta di coda e sono in grado di superare la barriera cutanea.
Quando le cercarie penetrano attraverso la cute, si determina una dermatite pruriginosa che dura 2-3 giorni. Dopo quattro o più settimane compare febbre irregolare, malessere e dolori generalizzati. La sintomatologia specifica si manifesta dopo tre o più mesi, cioè il tempo necessario alle cercarie, giunte al fegato, per svilupparsi fino a diventare vermi maturi.
Questi si trasferiscono poi nei plessi venosi della vescica, dove le femmine fecondate depongono miriadi di uova che cercano di passare nella cavità della vescica.
È proprio in relazione a questo passaggio che si manifestano i primi episodi di ematuria terminale (sangue nelle urine), a cui fanno seguito pollachiuria (necessità di urinare spesso durante la giornata) e dolori durante la minzione. La malattia tende a cronicizzare e a presentare complicazioni che aggravano progressivamente lo stato del paziente.
La complicazione più frequente è costituita dai calcoli fosfatici di cui le uova dello schistosoma vengono a rappresentare il nucleo centrale. Tali calcoli si possono riscontrare, oltre che nella cavità vescicale, anche nel bacinetto renale e negli ureteri, dando la possibilità di ristagno delle urine e l’insorgenza secondaria di idronefrosi (accumulo di urina all’interno dei reni).
L’azione irritante delle uova e dei calcoli può condurre alla formazione di escrescenze polipoidi e di adenopapillomi della mucosa vescicale. Non è rara l’iperplasia della prostata. Negli stadi avanzati della malattia i pazienti presentano una progressiva perdita delle forze, uno stato di anemia ipocromica e febbricole ricorrenti.
Poiché non si può avere schistosomiasi senza contatto del corpo con acqua infestata da cercarie, la prevenzione consiste nell’evitare di fare bagni totali o parziali in piscine, stagni o fiumi dalle acque contaminate o sospette.
SCHISTOSOMIASI INTESTINALE
La schistosomiasi intestinale è diffusa nella valle del Nilo, in alcune regioni dell’Africa centrale, orientale e occidentale come pure dell’America centrale e meridionale. È dovuta allo Schistosoma mansoni, un verme trematode che vive nei rami delle vene mesenteriche inferiori della parete del colon. Le uova penetrano nel lume intestinale e vengono emesse con le feci.
Anche in questa forma i sintomi sono strettamente collegati con la penetrazione delle cercarie nell’organismo. La localizzazione specifica dello S. mansoni nell’intestino provoca all’inizio coliche e diarrea associata a tenesmo (contrazioni spasmodiche allo sfintere anale). Vi sono anoressia e deperimento, mentre il colon si ingrossa e diviene spastico e dolente.
Col progredire della malattia insorge cirrosi del fegato causata da uova metastatizzate con un quadro di ipertensione portale e ingrossamento della milza e quindi ascite (raccolta patologica di liquidi nella cavità addominale). Poiché la splenomegalia tende ad assumere proporzioni notevoli, si accompagna con anemia ipocromica e febbre irregolare: questo quadro, conosciuto con il nome di splenomegalia egiziana, è spesso erroneamente riferito alla malaria cronica.
SCHISTOSOMIASI ASIATICA
La schistosomiasi asiatica è diffusa in Estremo Oriente, particolarmente in Cina, in Giappone e nelle Filippine. È dovuta allo Schistosoma japonicum, un verme trematode che vive nei rami delle vene mesenteriche inferiore e superiore. Le uova penetrano nel lume intestinale e si comportano come quelle dello Schistosoma mansoni.
La sintomatologia è simile a quella della schistosomiasi intestinale, ma certamente di maggiore gravità. Vi è spesso una febbre continua e accompagnata da una notevole anemia.
Fonti biografiche:
- Manson’s Tropical Diseases
- Oxford Handbook of Tropical Medicine
- Casi Clinici in Medicina Tropicale, Rothe C.
- Malattie Tropicali, Canova F.
Parassitologia e Medicina Tropicale, Chieffi G.