OMS: in Ucraina più di 100 attacchi alle attività sanitarie

Data pubblicazione: 18/04/2022 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Staff Ambimed

OMS: in Ucraina più di 100 attacchi alle attività sanitarie

Sono più di 100 i casi di attacchi nei confronti di strutture e trasporti sanitari (come le ambulanze) nel territorio ucraino dal 24 febbraio, data dell’inizio dell’invasione russa. Lo riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità, impegnata in uno sforzo continuo per tenere traccia di tali eventi e promuovere il rispetto delle fondamentali attività dei sanitari in un Paese dilaniato dalla guerra.

Con almeno 72 morti e 51 feriti a seguito di questi attacchi si raggiunge, in meno di due mesi, un traguardo agghiacciante il cui impatto non si limita alle perdite registrate finora, ma che avrà conseguenze a lungo termine sul funzionamento del sistema sanitario dell’Ucraina. Sistema sanitario che rischia di vedere vanificati i tanti sforzi fatti per riformarlo e raggiungere la copertura sanitaria universale, ricorda l’OMS.

Ha riassunto chiaramente la situazione il Dr. Jarno Habicht, Rappresentante dell’OMS in Ucraina: “Sono 1000 le strutture sanitarie in tutta l’Ukraina in prossimità delle zone di conflitto o in aree in cui il controllo è passato di mano. Gli operatori sanitari in tutto il Paese rischiano le loro vite per assistere chi ha bisogno di cure mediche e loro, così come i loro pazienti, non devono mai essere bersagliati. Inoltre, quando alle persone è impedito di cercare e ottenere assistenza medica, perché le strutture sono state distrutte o per paura di essere attaccati, perdono la speranza. L’effetto causato da una guerra sulla salute mentale non deve essere sottovalutato e interessa tanto i civili quanto gli operatori sanitari.”

L’Organizzazione sottolinea che questi eventi seguono un triste andamento che sta caratterizzando i conflitti in tutto il mondo. A partire dal 1 gennaio 2022 l’OMS ha confermato 160 attacchi in 11 Paesi e Territori, che hanno provocato 92 morti e 74 feriti. Oltre a quanto si assiste in Ucraina, un simile aumento si è registrato ultimamente anche in Sudan.

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Si ricorda che sono sconsigliati tutti gli spostamenti verso l’Ucraina.

A partire da lunedì 18 aprile torna operativa la sede dell’Ambasciata italiana a Kiev, evacuata (con conseguente trasferimento delle attività a Leopoli) all’inizio del conflitto. La Farnesina ricorda tuttavia che vista l’instabilità della situazione, l’Ambasciata sarà in grado di fornire assistenza limitata agli italiani che si trovassero nel territorio ucraino.

Ai concittadini che, nonostante il parere contrario del Ministero, decidessero di rimanere nel Paese si raccomanda di registrarsi sul sito Dove Siamo nel Mondo e di scaricare l’app “Unità di Crisi” sui propri smartphone.

Si ricorda che l'Unità di Crisi è raggiungibile al numero +390636225.

Aggiornamento 19/05/2022

Mentre ci avviciniamo al quarto mese di guerra, il numero di aggressioni nei confronti delle attività sanitarie continua ad aumentare di giorno in giorno, per un totale di 211 attacchi (di cui 25 solo nell’ultima settimana), 55 feriti e 75 morti.

Le condizioni sanitarie restano critiche, in particolare nella regione orientale attualmente interessata dagli scontri. Le difficoltà di accesso ad acqua potabile, i danni sostenuti dalle infrastrutture igienico-sanitarie, il sovraffollamento dei rifugi e l’impossibilità di garantire un’adeguata copertura vaccinale (in un territorio che già presentava criticità su questo fronte prima della guerra) rendono l’intero Paese sorvegliato speciale per il rischio di rapida diffusione di malattie come colera, difterite e Covid-19.

La crisi potrebbe essere estremamente vicina in particolare a Mariupol, da dove giungono notizie di danni ingenti al sistema idrico, che avrebbe portato al mescolarsi dell’acqua potabile con le acque reflue, come riportato dalla direttrice regionale per le emergenze dell'Oms, Dorit Nitsan, citata dalla stampa ucraina. Il rischio coinvolge anche i Paesi confinanti, che stanno in questi giorni accogliendo la maggior parte dei quasi 6 milioni di rifugiati che hanno lasciato l’Ucraina. Diventa dunque fondamentale continuare ad assistere sia i sanitari ucraini che quelli dei Paesi che accolgono i rifugiati, con una risposta che coinvolga e coordini le attività del personale locale, delle organizzazioni internazionali e delle ONG.

Fonte

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