Meningococchi: le infezioni che ritornano

Data pubblicazione: 15/12/2022
Categoria: News - Autore: Fiorella Gandini

Meningococchi: le infezioni che ritornano

La meningite sembrava una patologia ormai debellata, invece, negli ultimi anni, si sono verificati diversi casi da un estremo all’altro della penisola, alcuni, purtroppo, anche fatali. Questi focolai circoscritti hanno fatto emergere un sentimento diffuso di preoccupazione rischiando di suscitare un allarmismo ingiustificato provocato, talvolta, dalla conoscenza vaga e frammentaria di questa infezione batterica.

Meningococco: che cos’è

Il meningococco è un microrganismo che può causare infiammazioni gravi come la meningite e la sepsi o setticemia.

Il meningococco Neisseria Meningitidis è il patogeno che provoca la meningite, un’infezione delle meningi, membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. È un batterio aerobico, cioè vive in presenza di ossigeno, ha una forma a “bacio di dama” (sferica o ovoidale) e colonizza sulle mucose della faringe o delle vie aeree superiori dell’uomo.

Esistono 13 diversi tipi di meningococco che sono contraddistinti con alcune lettere dell’alfabeto; solo sei, però, possono causare questa infezione batterica. Il meningococco X è presente quasi unicamente in Africa ed è raramente collegato a casi sintomatici di patologia meningococcica. In Italia, i responsabili dei casi di meningiti, sono i meningococchi di tipo A, B, C, Y e W135.

Nella maggior parte dei soggetti, il batterio presente a livello della gola e del naso, non diventa patologico, ossia non causa l’insorgenza della patologia e solo in una minoranza di casi si può diffondere nel sangue e provocare la sepsi meningococcica.

Meningococchi: cosa provocano e come si trasmettono

La meningite, talvolta, può avere un’evoluzione rapida provocando il decesso nel giro di poche ore anche nel caso in cui viene fornito un tempestivo trattamento antibiotico.

La trasmissione del meningococco Neisseria Meningitidis avviene per via aerea con le goccioline di saliva che possono essere disperse da persone affette dalla patologia oppure portatrici sane mentre parlano, o con le secrezioni del tratto respiratorio come tosse e starnuti.

Il periodo di incubazione della meningite batterica è di circa 2- 10 giorni; quella fungina ha una latenza che può variare da pochi giorni a più di un mese. L’insorgenza della meningite provocata da batteri può essere favorita, anche, da alcune deficienze immunitarie, fattori genetici, pregresse infezioni virali e asplenia (deficit funzionale, o assenza congenita oppure acquisita della milza). Se il meningococco, invece, si diffonde nei diversi distretti anatomici con il sangue, può causare un quadro clinico di sepsi meningococcica. Questa complicanza sembra possa colpire un decimo dei pazienti contagiati dal batterio Neisseria Meningitidis; in alcuni casi, tuttavia, si può manifestare non associata all'infiammazione delle meningi.

La meningite di origine batterica può essere provocata anche da microrganismi come la Listeria monocytogenes e lo Streptococco pneumonie; la forma virale può insorgere per complicanze di infezioni da enterovirus come l’herpes Zoster, Herpes Simplex, e si manifesta di solito dopo 3-6 giorni dall’infezione. La forma non infettiva, invece, si sviluppa a causa di esposizione a sostanze tossiche, per effetti collaterali di farmaci o per complicanze di patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide ecc.

Quali sono i sintomi della meningite, chi sono i soggetti più a rischio e come si diagnostica

La sintomatologia può variare in relazione all’età e allo stato clinico del paziente. Alcuni dei principali sintomi sono:

  • febbre alta;
  • forte mal di testa e rigidità del collo;
  • fotofobia (ipersensibilità alla luce);
  • alterazioni dello stato di coscienza e convulsioni;
  • nausea e vomito.

Nei bambini al di sotto di un anno la patologia meningococcica può manifestarsi con i seguenti sintomi:

  • scarso appetito;
  • pianto;
  • fontanella anteriore rigonfia nei lattanti.

Nei casi in cui la meningite evolve in una forma severa il paziente può sviluppare:

  • febbre;
  • comparsa di macchie cutanee rosso vivo o violaceo;
  • peggioramento delle condizioni generali;
  • ipotensione;
  • shock;
  • arresto funzionale di molti organi.

La fascia di età più a rischio è quella dei bambini di età inferiore ai 5 anni; l’infezione da meningococco B si riscontra più frequentemente nei piccoli al di sotto dell’anno di età. Altre fasce a rischio infezione possono essere gli adolescenti (10-18 anni) e i giovani (18-25 anni), così come i soggetti che vivono o frequentano ambienti chiusi e affollati (palestre, asili, dormitori, caserme ecc.), poiché il batterio meningococco non sopravvive all’esterno.

Le persone affette da patologie sistemiche (diabete, artrite reumatoide ecc.) rischiano il contagio anche in età adulta; poi ci sono le infezioni contratte nel corso dei viaggi all’estero, in particolare in Africa e India.

Gli esami diagnostici utili per accertare la meningite e la sua origine eziologica sono le analisi del sangue e del liquido cefalorachidiano (liquor).

Come si prevengono le infezioni da meningococco e come si curano

L’arma migliore per la prevenzione è il vaccino; attualmente sono disponibili tre tipi di vaccino che vengono somministrati nei primi mesi di vita con l’indicazione a richiami nei mesi successivi e nell’adolescenza:

  • tetravalente contro i sierotipi A, C, W, Y;
  • monovalente contro il tipo B;
  • monovalente contro il ceppo C;

Le infezioni da meningococco vengono trattate con profilassi antibiotica endovenosa in regime di ricovero e il trattamento deve essere iniziato prima possibile per evitare le complicanze. Sono da sottoporre a profilassi tutti i contatti avuti dal paziente nei 7 giorni successivi alla data della diagnosi.

La principale causa della diffusione delle infezioni da meningococchi

Secondo l’istituto Superiore di Sanità, in Italia, ogni anno 1000 persone contraggono l’infezione da meningococco e circa nell’8-14% dei pazienti può avere esito fatale, mentre a livello mondiale, dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ogni anno se ne contano 500 mila, di cui circa 50 mila possono essere letali.

In relazione ai dati disponibili alla comunità scientifica, la causa del ritorno di patologie che sembravano ormai debellate è da ricercare nel calo delle vaccinazioni infantili che, in Italia, è diventato un dato allarmante. Le vaccinazioni sono ritenute come una delle scoperte scientifiche più importanti per l’umanità: i vaccini hanno cambiato la storia delle patologie infettive, hanno ridotto la mortalità nei primi anni di vita proprio grazie all’immunizzazione di massa. Oggi, sempre meno bambini terminano il programma di vaccinazioni che l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute mettono a disposizione di tutte le famiglie che, spesso, scelgono di non immunizzare i propri piccoli. Il ritorno di questa patologia è dovuto alla diminuzione dell’immunità di gregge o comunità; per raggiungere la copertura vaccinale dovrebbe essere vaccinato circa il 95% della popolazione poiché, in questo modo, anche le persone non vaccinate non rischiano di contrarre l’infezione. La vaccinazione protegge dalle complicanze severe della patologia, abbassa o azzera la probabilità di essere infettati, riduce la circolazione del virus e di conseguenza ostacola la diffusione delle epidemie. Nel nostro paese, la copertura vaccinale è al limite della soglia di sicurezza. Questa tendenza ha favorito il ritorno di patologie, ormai dimenticate, come la meningite.

Fonti:

Sanofi Pasteur, Ministero della Salute, ISS, Ospedale Bambino Gesù

Trovi questo articolo interessante? Condividilo sui social