Le infezioni tropicali in Italia: i risultati dopo l'estate 2022

Le infezioni tropicali in Italia: i risultati dopo l

Il caldo tropicale dell’estate appena trascorsa ha favorito lo sviluppo di insetti portatori di infezioni virali. Secondo uno studio dell’University of Hawaii di Honolulu e pubblicato su Nature Climate Change, i cambiamenti climatici e gli inverni sempre più caldi contribuiscono non solo alla diffusione, ma anche alla sopravvivenza di questi virus. Alcuni vettori di queste infezioni si sono insediati in Italia, altri sono il frutto della globalizzazione, mobilità di turisti, studenti, professionisti ecc.

Vaiolo delle scimmie, West Nyle, Dengue, Usutu, Chikungunya, sono i nomi di alcune infezioni tropicali che l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) ha rilevato in Italia in questa estate torrida.

Vaiolo delle scimmie o Monkeypox, è causato dal virus della stessa famiglia del vaiolo (Poxviridae): si manifesta con febbre, cefalea, dolori muscolari, linfonodi ingrossati, stanchezza e rush cutaneo (bollicine, vescicole, croste). Ha un decorso di circa 2/4 settimane e i soggetti più vulnerabili (immunodepressi, anziani, multipatologici, ecc.) devono essere gestiti e monitorati con particolare attenzione perché sono a maggiore rischio di complicanze potenzialmente più severe.

In Italia, secondo l’ISS, i casi confermati sono oltre 500 e il primo è stato segnalato a maggio 2022. A fine settembre i casi confermati sono stati 850 di cui 236 collegati a viaggi all’estero. In particolare, 4 in Abruzzo, 40 in Campania, 85 in Emilia-Romagna, 14 in Friuli-Venezia Giulia, 150 in Lazio, 18 in Liguria, 348 in Lombardia, 7 nelle Marche, 32 in Piemonte, 21 in Puglia, 6 in Sardegna, 45 in Toscana, 1 a Bolzano, 4 a Trento, 63 in Veneto.

West Nyle, o febbre del Nilo, è provocato dal virus West Nyle (Wnv) della famiglia dei Flaviviridae. È stato isolato per la prima volta in Uganda nel 1937 ed è diffuso principalmente in Africa, Asia occidentale, Australia, America ed Europa. I vettori sono uccelli selvatici e zanzare, generalmente del genere Culex; l’uomo è contagiato dalla puntura della zanzara.

Questo tipo di infezione è generalmente asintomatica, diversamente, la sintomatologia è lieve e si risolve in pochi giorni o qualche settimana. Si manifesta con febbre, cefalea, nausea, vomito, rush cutanei, linfonodi ingrossati. Le persone anziane e i pazienti fragili possono sviluppare con maggiore probabilità la forma più severa. I sintomi più gravi, febbre molto alta, cefalee con un dolore intenso, disturbi alla vista, tremori, torpore e convulsioni, si manifestano in meno dell’1% dei pazienti (dati ISS) e possono evolvere a paralisi e coma. Alcuni problemi neurologici possono essere permanenti e, in 1 paziente su 1000, è possibile la comparsa di encefalite, quasi sempre letale.

In Italia, da giugno a settembre 2022, sono stati confermati 537 casi di infezione da West Nyle (dati Epicentro ISS). Di questi:

  • 266 hanno sviluppato la forma neuroinvasiva (36 Piemonte, 24 Lombardia, 125 Veneto, 5 Friuli-Venezia Giulia, 66 Emilia-Romagna, 3 Toscana, 1 Sicilia, 6 Sardegna);
  • 80 sono stati identificati nei donatori di sangue (13 Piemonte, 23 Lombardia, 26 Veneto, 18 Emilia-Romagna);
  • 180 casi con febbre (4 Piemonte, 10 Lombardia, 151 Veneto, 12 Friuli-Venezia Giulia, 2 Emilia-Romagna, e 1 caso importato dalla Spagna);
  • 10 casi sono stati sintomatici (1 Lombardia, 8 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia);
  • 1 caso asintomatico in Veneto;
  • Su 537 casi sono stati accertati 28 decessi (5 Piemonte, 5 Lombardia, 14 Veneto, 1 Friuli-Venezia Giulia, 3 Emilia-Romagna).

Usutu virus, simile a West Nyle, ha un nome che deriva dal fiume africano dello Swaziland, dove, nel 1981, è stato identificato il paziente zero.  I portatori del virus sono gli uccelli selvatici, le zanzare e, in particolare, la Culex pipiens, i vettori che trasmettono il virus all’uomo. Questa infezione è caratterizzata da febbre, ittero e rush cutaneo. Il periodo di incubazione del virus, ossia il periodo di tempo tra il contagio e la comparsa dei sintomi, può variare dai 3 ai 14 giorni e provocare complicanze neurologiche.  Dal mese di giugno, inizio della sorveglianza sanitaria dell’ISS, il virus è stato identificato in 58 gruppi di zanzare e in 7 uccelli nelle regioni: Lazio, Emilia-Romagna, Umbria, Toscana, Veneto, Lombardia e Marche.  Nello stesso periodo, sono stati segnalati 5 casi di Usutu virus nell’uomo (3 Friuli-Venezia Giulia, 1 Piemonte, in donatori di sangue asintomatici), 1 fenomeno infettivo in Emilia-Romagna con febbre confermata.

Dengue è un virus tipico dell’Asia e dell’Africa, habitat della zanzara Aedes albopticus, il vettore. La febbre Dengue è causata da quattro virus molto simili tra loro, ovvero Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4. Il periodo di incubazione è in media di circa 5-6 giorni e insorge con febbre elevata, dolori muscolari, attorno e dietro gli occhi, nausea, vomito e irritazioni della pelle. I casi che si sono verificati in Italia sono tutti di importazione, ossia di persone che hanno soggiornato in zone endemiche.

Chikungunya, virus appartenente al genere alphavirus, viene trasmesso dalle zanzare tigre (del tipo Aedes). I sintomi sono: febbre elevata, cefalea, vomito, nausea e, in particolare, provoca artralgie (dolore alle articolazioni) debilitanti. Non vi sono contagi in Italia.

Anche Zika è un virus trasmesso dalla puntura della zanzara del genere Aedes. Solitamente l’infezione è asintomatica; i sintomi, se compaiono, sono simili ad una sindrome influenzale.

Anche Zika non ha fatto registrare casi in Italia.

In Italia, dal 2020, è disponibile un App, “Mosquito Alert†per il monitoraggio delle zanzare, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, il MUSE-Museo delle Scienze di Trento e il Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi†dell’Università di Bologna.

Questa applicazione informatica è finalizzata al monitoraggio sia delle specie che della distribuzione delle zanzare sul territorio. Usare l’App è semplice, i cittadini possono informare gli esperti se punti da zanzare tigre, fotografare il piccolo insetto e inviare le foto agli esperti oppure segnalare eventuali luoghi di riproduzione.

 

Fonti:

Epicentro, Ministero della Salute

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