Brucellosi: possiamo dimenticarla?

Data pubblicazione: 09/09/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott.ssa Chiara Dall'Asta

Brucellosi: possiamo dimenticarla?

Spesso il viaggio è associato anche alla curiosità nei confronti della cultura culinaria del Paese che si decide di vistare. Tutti noi sappiamo che, in alcune zone del pianeta, è meglio non bere acqua che non sia imbottigliata o fidarsi dei cubetti di ghiaccio usati per rinfrescare le bevande; tuttavia, a volte dimentichiamo che ci sono anche altri cibi cui è bene prestare attenzione.

Nei Paesi industrializzati il latte e i suoi derivati sono quasi sempre pastorizzati prima del loro consumo o dell’utilizzo per la produzione dei formaggi (con l’ovvia eccezione del latte crudo), ma questa non è la regola in altri Paesi.

La brucellosi (conosciuta anche come febbre maltese, febbre melitense, febbre mediterranea, febbre di Cipro, febbre di Gibilterra, febbre ondulante, tifo intermittente) è una zoonosi, cioè una malattia che viene trasmessa dall’animale all’uomo, causata da batteri appartenenti al genere Brucella.

La brucellosi colpisce diversi tipi di animali, fra cui mucche, pecore, capre, cervi, maiali e cani. I responsabili delle infezioni sono sei specie di batteri gram negativi appartenenti al genere BrucellaB. melitensis, B. aboutus, B.suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae. I primi quattro sono in grado di contagiare anche l’uomo.

Bmelitensis è, tra questi, quello più invasivo e correlato a forme più gravi di malattia, quindi viene considerato la causa principale della brucellosi umana. In molti Paesi sviluppati (Europa, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Israele) l’incidenza annuale è pari a 0.3 casi per milione, quindi la malattia può considerarsi sostanzialmente eradicata; al contrario, la brucellosi rimane un problema di salute pubblica in alcune zone dove è ancora endemica: Africa, Mediterraneo, Sud Est asiatico, parte dell’Asia e dell’America latina. Per avere un’idea dell’incidenza nei vari stati nel passato, di seguito riportiamo alcuni esempi di casi ogni 100,000 abitanti: in Cina nel 2009 di 2.7, in Grecia nel 2007–2012 di 1.43, In Italia nel 2005 di 1.40, In Messico nel 2000 di 25.69, in Iran nel 2008 di 43.2 e in Arabia Saudita nel 2018 di 16.3.

Gli uomini possono contrarre la malattia entrando in contatto con animali o prodotti di origine animale infetti.

Esistono tre vie di contagio:

  • attraverso cibi o bevande contaminati;
  • per inalazione;
  • tramite piccole ferite sulla pelle.

Di queste però sicuramente la prima è la via più comune, infatti il batterio della brucellosi è presente anche nel latte degli animali contagiati: il consumo di latte fresco proveniente da animali infetti e non sottoposto a adeguato trattamento termico, e di formaggi freschi o a stagionatura inferiore ai 72 giorni e preparati con latte infetto non pastorizzato è la principale via di trasmissione.
La seconda via di contagio, quella per inalazione, è prevalentemente occupazionale e riguarda chi lavora a stretto contatto con gli animali o i cacciatori.

Infine, è estremamente rara l’infezione da uomo a uomo; seppure molto raro, è tuttavia possibile il contagio da madre a figlio attraverso il latte materno. Sono poi anche stati riportati casi di trasmissione per via sessuale o da trapianti di tessuti.

La diagnosi di brucellosi nell’uomo si basa sull’anamnesi (professione, contatti con animali, viaggi in aree endemiche, ingestione di alimenti ad alto rischio), sulla sintomatologia e sui risultati dei test sierologici. La diagnosi definitiva si ottiene con le emocolture, la PCR e le colture midollari o di altri tessuti.

I sintomi principali sono del tutto aspecifici:

  • la febbre ondulante, cioè caratterizzata da momenti di temperatura elevata e momenti di temperatura normale nell’arco della stessa giornata, è più specifica della malattia;
  • febbre elevata (nella forma acuta);
  • artralgie diffuse;
  • profusa sudorazione (soprattutto notturna);
  • aumento di volume del fegato e della milza;
  • possono manifestarsi anche pericolose infezioni al sistema nervoso centrale e in alcuni casi si hanno cronicizzazioni, caratterizzate da febbri ricorrenti, stati di affaticamento, dolori alle articolazioni.

Nei casi più gravi può rendersi necessario il ricovero ospedaliero.
Anche così, esiste comunque un rischio di mortalità fortunatamente inferiore al 2%.

La terapia è antibiotica e viene protratta per almeno 6 settimane per evitare ricadute.

Per quanto riguarda la prevenzione, a tutt’oggi non si hanno ancora vaccini per gli esseri umani, ed è quindi fondamentale essere a conoscenza dei dati epidemiologici delle zone dove si desidera recarsi per prestare maggiore attenzione alla forma di prevenzione più importante, cioè non consumare prodotti non pastorizzati!

Fonti:

  • Epicentro.iss.it
  • Salute.gov.it
  • Reem AL JIndan, Saudi J Biol Sci. 2021 Jan; 28(1): 272–279.
  • Skalsky K, Yahav D, Bishara J, Pitlik S, Leibovici L, Paul M. Treatment of human brucellosis: systematic review and meta-analysis of randomised controlled trials. BMJ 2008: 336: 701– 704.
  • Gul, S., Khan, A.J.P.v.j., 2007. Epidemiology and epizootology of brucellosis: A review, 27(3), p. 145
  • Li Z. Molecular characteristics of Brucella isolates collected from humans in Hainan Province, China. Front. Microbiol. 2020;11:452.
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