Viaggi in aereo e i rischi per la salute
Data pubblicazione: 03/04/2023
Categoria: News - Autore: Fiorella Gandini
L’estate è ormai alle porte e si avvicina il tempo delle vacanze. L’Istituto Demoskopika stima che quest’anno gli italiani in viaggio saranno oltre 442 milioni e molti di loro sceglieranno l’aereo come mezzo di trasporto.
Il viaggio in aereo è comodo, permette di percorrere lunghe distanze in tempi brevi ma, prima di acquistare un biglietto aereo, è importante conoscere e saper affrontare gli inconvenienti che potrebbero presentarsi se ci si trova in condizioni di salute non ottimali. Le compagnie aeree, in genere, sono molto attente a soddisfare le esigenze dei clienti in modo da ridurre al minimo i rischi per i passeggeri con eventuali problemi di salute.
Nella maggioranza dei passeggeri i viaggi aerei non provocano alcun effetto negativo sulla salute; tuttavia, in caso di persone con patologie pregresse è consigliato pianificare in anticipo il viaggio, adottando tutte le precauzioni possibili e, se necessario, parlarne con il medico curante.
Trasmissione di patologie infettive
Dopo la diffusione del Covid-19, una delle principali preoccupazioni di chi viaggia in aereo è la trasmissione di malattie infettive. La ricerca scientifica ha dimostrato che, a bordo di un aereo, la possibilità di trasmissione di infezioni è molto bassa perché la qualità dell’aria della cabina è salubre e attentamente controllata, poiché viene ricircolata e filtrata con frequenza. Sono presenti, di fatto, dei filtri ad alta efficienza che garantiscono un’ottima qualità dell’aria. L’esposizione ad agenti patogeni, se avviene, è possibile per vicinanza diretta tra passeggeri seduti nella stessa area del velivolo, esattamente come su un treno, in macchina o un autobus. Il contagio si diffonde per via aerea con le goccioline di saliva disperse da persone affette dalla patologia infettiva mentre parlano, o con le secrezioni del tratto respiratorio come starnuti e tosse. Questi virus possono trovarsi anche sulle mani ed essere trasmessi toccando le stesse superfici o gli stessi oggetti oppure con gesti comuni come una stretta di mano. Le misure di prevenzione raccomandate per i viaggiatori sono di adottare comportamenti di igiene corretti come lavare accuratamente le mani con disinfettante a base di alcol al 60%. Per questo motivo è molto importante non viaggiare se si è a conoscenza di essere affetti da patologia infettiva.
Allo stesso modo, per vicinanza diretta tra passeggeri, ma con diversa modalità, si possono trasmettere la pediculosi (parassitosi provocata da pidocchi), la scabbia ecc.
Altitudine e pressurizzazione: attenzione se si soffre di patologie cardiache
Un areo passeggeri, generalmente, può raggiungere una quota di volo tra i 10.000/11.000 m rispetto al livello del mare. A queste altitudini le temperature sono molto fredde e la pressione di ossigeno molto bassa, condizioni che mettono a rischio la vita dei passeggeri per cui non sarebbe possibile volare. Per questo motivo le cabine degli aerei sono pressurizzate e la pressione è mantenuta a un valore che equivale a un’altezza di 1800-2400 metri con conseguente diminuzione di ossigeno (circa il 25% in meno rispetto a quella abituale). Una bassa concentrazione di ossigeno, solitamente, è ben tollerata, ma può concorrere a determinare rischi cardiovascolari nelle persone predisposte, ad esempio, in chi soffre di angina pectoris, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale, BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), fibrosi cistica, asma. Inalare aria a ridotto contenuto di ossigeno in un luogo pressurizzato significa una minor circolazione di ossigeno nei tessuti, fenomeno noto come “ipossia ipobarica”. L’ipossia ipobarica provoca, nel corpo umano, una riduzione di ossigeno e anidride carbonica, un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, della pressione arteriosa e polmonare per cui l’organismo deve mettere in atto delle misure per contrastarla. Nel caso di persone con antecedenti sanitari cardiaci, vascolari o polmonari, all’organismo, già debilitato dalla patologia, viene richiesto uno sforzo importante di adattamento che può evolvere in un rischio cardiovascolare.
La British Cardiovascular Society ha redatto un documento con dati scientifici per rassicurare i viaggiatori con problematiche cardiache precisando che, il viaggio in aereo, non è precluso ai soggetti affetti da cardiopatie poiché l’insorgenza di eventi cardiovascolari dipende dal grado di stabilità del quadro clinico e dalla capacità individuale di adattamento del sistema cardiocircolatorio. Anche i portatori di device cardiaci (pacemaker o defibrillatori) possono affrontare viaggi in aereo, adottando, tuttavia, alcune precauzioni non per il tipo di dispositivo impiantato, ma per la problematica che ha reso necessario l’ausilio del dispositivo stesso.
Quando è sconsigliato volare per i portatori di device cardiaci
È essenziale che la cardiopatia che ha richiesto l’impianto del dispositivo sia sotto controllo per cui è sconsigliato volare:
- ai soggetti con defibrillatore per cardiopatia ischemica, caratterizzata da restringimento delle arterie che portano il sangue al cuore. Con l’aumentare dell’altitudine, l’aria è più rarefatta, e pertanto meno ricca di ossigeno. Questo scarso apporto di ossigeno, sommato alle difficoltà da parte delle arterie ad ossigenare il cuore, può favorire l’insorgenza di ischemia cardiaca;
- se il defibrillatore si è attivato nei giorni antecedenti il viaggio per prevenire, ad esempio, un’aritmia che poteva provocare complicanze severe;
- dopo l’impianto, gli elettrocateteri, infatti, necessitano di tempo per potersi fissare in modo stabile. Trascorso un mese / un mese e mezzo, generalmente viene effettuato un follow up per verificare il funzionamento e la stabilità degli elettrocateteri e del dispositivo; se è tutto nella norma, si può volare.
I portatori di device cardiaci devono sempre portare il tesserino identificativo del dispositivo e avvisare il personale della sicurezza per evitare il metal detector; i controlli vengono eseguiti manualmente, anche se recenti studi non hanno rilevato interferenze significative tra lo strumento di controllo e quello cardiaco.
È importante, inoltre, informare gli assistenti di volo sulle proprie condizioni di salute così che possano intervenire nel caso in cui il defibrillatore eroghi una scarica elettrica, che fa perdere i sensi, per ripristinare il battito cardiaco.
Ricordiamo che questi dispositivi di ultima generazione non si alterano a causa delle radiazioni cosmiche, descritte in seguito: l’intensità delle radiazioni, infatti, è simile a quella di un RX toracico. Non hanno interferenze con la strumentazione di bordo e non è necessario riprogrammarli.
Broncodilatatori short acting e ossigeno terapeutico
Chi soffre di patologie polmonari, in un ambiente con scarsità di ossigeno e di umidità, potrebbe avere un aggravamento dei sintomi associati ai problemi respiratori. Consultare uno pneumologo e sottoporsi a spirometria prima di un viaggio aereo può rivelarsi utile per volare in sicurezza. Lo specialista, inoltre, in relazione all’esito del test respiratorio, potrà consigliare l’utilizzo di broncodilatatori ad azione breve (short acting) o dell’ossigeno terapeutico a bordo, fornito da alcune compagnie. I pazienti con severe patologie respiratorie dovrebbero sottoporsi a un’attenta valutazione clinica prima di affrontare un viaggio in aereo; solo il medico o lo specialista, infatti, possono certificare l’idoneità tenendo conto di numerose variabili in base alle condizioni sanitarie del singolo individuo.
Economy Class Syndrome: sindrome da classe economica
La sindrome da classe economica o trombosi del viaggiatore è un quadro patologico caratterizzato da edemi a carico degli arti inferiori che può colpire sia i viaggiatori sia il personale di volo. È provocata dalla ritenzione idrica per lunghi viaggi (più di 8 ore) in aereo; altre importanti concause sono l’immobilizzazione in spazi ristretti, la pressurizzazione dei locali di viaggio e la scarsa idratazione. I soggetti più colpiti possono essere persone già predisposte o che soffrono di insufficienza venosa, ma, talvolta, anche pazienti sani e senza familiarità. Questa sindrome causa un sovraccarico venoso con stasi sanguigna che predispone alla formazione di coaguli di sangue nelle vene degli arti inferiori (trombosi).
Si può manifestare, come descritto in precedenza, con semplice gonfiore alle gambe o evolvere in flebiti, trombosi o patologia tromboembolica.
Le principali raccomandazioni per ridurre il rischio di trombosi del viaggiatore sono:
- alzarsi ogni volta che è possibile, camminando lungo il corridoio dell’aereo;
- indossare calze a compressione graduata;
- sgranchirsi le gambe almeno ogni ora;
- indossare abiti ampi e comodi;
- non riporre i bagagli sotto la poltrona antistante per poter allungare le gambe e muovere caviglie e piedi;
- contrarre ritmicamente i polpacci;
- assumere un corretto apporto di liquidi, acqua o succhi di frutta per evitare la scarsa idratazione; al contrario, è sconsigliato il consumo di caffè o bevande alcoliche che favoriscono la diuresi e possono provocare disidratazione.
Attenzione alle radiazioni cosmiche
Nel corso di una tratta di volo che prevede il passaggio sopra l’atmosfera, nella stratosfera, a 36.000 piedi di altezza, ci sono particelle ad alta energia denominate raggi cosmici. Quando siamo sulla terra questi raggi arrivano in misura minore perché schermati dall’atmosfera, ma a 11 mila metri di altezza possono penetrare nel velivolo e rappresentare un rischio per la salute. Uno studio condotto dalla NASA ha evidenziato che più si sale di quota, più le radiazioni aumentano. I più esposti all’intensità di questi fotoni spaziali sono gli astronauti che si trovano nello spazio, ma anche, seppure in misura minore, il personale di volo e coloro che devono viaggiare frequentemente per lavoro. Queste persone sono soggette a quasi il doppio delle radiazioni di chi lavora sulla terra. Nelle rotte intercontinentali, ad esempio, si possono raggiungere i 45.000 piedi di altitudine; in 5 ore di volo si possono assorbire, approssimativamente, una quantità di radiazioni paragonabile a quella di una radiografia dentale. Il potenziale rischio per la salute, pertanto, dipende dalla modalità con cui è avvenuta l’esposizione alle radiazioni e alla durata, che possono provocare trasformazioni delle cellule e di conseguenza favorire lo sviluppo di tumori.
Gli sbalzi di pressione possono provocare il barotrauma
Durante il decollo e soprattutto l’atterraggio è possibile avvertire la sensazione di avere le orecchie chiuse; questo fenomeno, noto come barotrauma, è causato dalla variazione di pressione tra l’orecchio e l’ambiente circostante. Solitamente, la pressione all’interno dell’orecchio è uguale a quella atmosferica; in aereo, invece, la pressione interna dell’orecchio è maggiore di quella presente in cabina e questo disequilibrio spinge la membrana del timpano verso l’esterno causando la sensazione di “tappo” che, a volte, può provocare dolore alle orecchie. Il barotrauma si verifica, generalmente, durante la fase di atterraggio dell’aereo e, per alleviare i sintomi, si possono mettere in atto alcuni consigli pratici:
- evitare di addormentarsi durante l’atterraggio e il decollo;
- usare tappi per le orecchie in modo da compensare la pressione;
- masticare caramelle o chewing gum;
- sbadigliare spesso;
- sorseggiare acqua.
Questi accorgimenti favoriscono l’apertura e la chiusura della Tromba di Eustachio (canale che collega l’orecchio medio al naso e contribuisce a compensare la pressione dell’aria esterna sul timpano) e livellano la pressione tra orecchio medio e ambiente esterno.
Vi sono anche alcune manovre che possono essere eseguite con cautela per non creare troppa pressione sul timpano:
- manovra di Edmonds: portare la mandibola avanti e indietro, da un lato all'altro;
- manovra di Valsalva (espirazione forzata con naso e bocca chiusi, per circa 10 secondi);
- manovra di Toynbee: sorseggiare dell’acqua con il naso chiuso.
Se il passeggero è un bambino, per favorire la deglutizione ed evitare il fastidio dell’orecchio chiuso, si può dargli una caramella, il ciuccio, un lecca lecca, oppure cercare di fargli sorseggiare acqua o latte da un biberon e provare a tenerlo sveglio durante le fasi di decollo e di atterraggio.