Un vaccino per l’infezione da HIV: è possibile?
Data pubblicazione: 04/11/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott.ssa Chiara Dall'Asta
La Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, altrimenti nota come AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome), è riportata per la prima volta in letteratura nel 1981, anche se già negli anni Settanta erano stati riportati casi isolati di Aids negli Stati Uniti e in numerose altre aree del mondo (Haiti, Africa ed Europa); rappresenta lo stadio clinico terminale dell’infezione causata dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV, Human Immunodeficiency Virus).
L’HIV è un virus a RNA che appartiene a una particolare famiglia virale, quella dei retrovirus, dotata di un meccanismo replicativo assolutamente unico. Grazie a uno specifico enzima, la trascrittasi inversa, i retrovirus sono in grado di trasformare il proprio patrimonio genetico a RNA in un doppio filamento di DNA. Questo va ad inserirsi nel DNA della cellula infettata (detta "cellula ospite" o “cellula bersaglio”) e da lì dirige la produzione di nuove particelle virali.
Le principali cellule bersaglio dell’HIV sono particolari cellule del sistema immunitario, i linfociti T di tipo CD4, fondamentali nella risposta adattativa contro svariati tipi di agenti patogeni e oncogeni. L’infezione da HIV provoca, quindi, un indebolimento progressivo del sistema immunitario (immunodepressione), aumentando il rischio sia di tumori che di infezioni da parte di virus, batteri, protozoi e funghi.
Negli ultimi 40 anni, la ricerca scientifica ha permesso di ridurre la mortalità per questa sindrome: prima di tutto con programmi di prevenzione, ma nelle fasi successive con terapie sempre meglio tollerate e più efficaci. Attualmente sono in sperimentazione nuove classi di farmaci mirati a stimolare e supportare il sistema immunitario, piuttosto che a una diretta azione antivirale. Accanto ai farmaci, sono in corso da vari anni anche molti studi per mettere a punto un vaccino che possa prevenire l’infezione tra gli HIV negativi, o possa migliorare il decorso della malattia in chi è già infetto.
Con circa 37 milioni di pazienti affetti da HIV nel mondo, e più di 2 milioni di nuove infezioni all’anno, un vaccino efficace sarebbe la strategia di salute pubblica più efficace. Tuttavia, nonostante i grandi avanzamenti della scienza, lo sviluppo di un vaccino che contrasti l’infezione da HIV sembra rimanere irraggiungibile.
Infatti, negli ultimi 15 anni sono stati effettuati trial su diverse terapie immunizzanti, che successivamente sono scomparse dalla Letteratura sull’argomento.
Una delle più promettenti, già ampiamente studiata, rimane MVA-B, tuttora oggetto di attenzione.
È stata recentemente data la notizia di una nuova sperimentazione di fase 1 riguardante due vaccini a mRNA. I due vaccini sperimentali, molto simili tra loro, si chiamano mRna-1644 e mRna-1644v2-Core e, a breve, inizierà il reclutamento di soggetti non affetti da HIV. A differenza dei vaccini tradizionali, che introducono nell’organismo una parte del virus indebolito o inattivato, quelli a Rna messaggero consegnano alle cellule il ‘libretto di istruzioni’ necessario per produrre un frammento di una specifica proteina (antigene) che solitamente si trova all’esterno del virus e che viene riconosciuto come estraneo dal sistema immunitario: l’obiettivo è stimolare specifici linfociti B a produrre anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro contro l’HIV.
Un’altra notizia incoraggiante arriva dall’EHVA (European HIV Vaccine Alliance). Dal 2016, questo consorzio composto da 41 membri si propone di sviluppare approcci candidati al vaccino contro l’HIV in grado di generare risposte immunitarie più durature e potenti. Ha già sviluppato diversi nuovi concetti di vaccino, tra cui quelli basati su vettori, una nuova modalità di somministrazione, e quelli basati sul trimero del pericapside dell’HIV.
Per quanto riguarda il vaccino basato su vettori, i due candidati principali sono un vaccino DREP (DNA-launched RNA Replicon) e un nuovo vaccino VSV-GP. Il vaccino DREP sarà testato in uno studio clinico per la prima volta nell’uomo, attualmente il reclutamento di soggetti non affetti da HIV non è ancora iniziato. Il vaccino basato su VSV-GP ha invece mostrato risultati promettenti negli studi sui primati non umani, è previsto sia portato allo sviluppo clinico entro breve.
Infine, è in corso uno studio di fase 3 chiamato MOSAICO poiché prevede la somministrazione di due differenti tipi di vaccini (Ad26.Mos4.HIV and con Clade C gp140 come agente adiuvante e il vaccino bivalente Mosaic gp140) per indurre una risposta immunitaria massimale.
Con lo studio di fase 1 ha inizio la sperimentazione del principio attivo sull’uomo che ha lo scopo di fornire una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità del medicinale. Questi studi sono condotti in pochi centri selezionati su un numero limitato di volontari sani per i quali è documentata l’assenza la non predisposizione a malattie. L'obiettivo principale è la valutazione dei potenziali effetti collaterali che possono essere attesi, in base ai risultati delle precedenti sperimentazioni sugli animali e la valutazione della modalità di azione e distribuzione del farmaco nell’organismo).
Lo studio di fase 3 serve a determinare quanto è efficace il farmaco, se ha qualche beneficio in più rispetto a farmaci simili già in commercio e qual è il rapporto tra rischio e beneficio. In questo caso i pazienti “arruolati” sono centinaia o migliaia. L’efficacia del farmaco sui sintomi, sulla qualità della vita o sulla sopravvivenza è confrontata con un placebo, con altri farmaci già in uso o con nessun trattamento
Fonti:
- Epicentro
- Gottlieb MS, et al. N Engl J Med. 1981 Dec 10;305(24):1425-31. doi: 0.1056/NEJM198112103052401
- Couto E, et al; Vaccines , 2019 Nov 7;7(4):178. doi: 10.3390/vaccines7040178
- ClinicalTrials
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