Tubercolosi: l’infezione che accompagna l’uomo dalla sua nascita

Data pubblicazione: 09/08/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Mauro Berta

Tubercolosi: l’infezione che accompagna l’uomo dalla sua nascita

La tubercolosi è una patologia infettiva conosciuta e presente fin dalla prima comparsa dell’uomo sulla Terra.

Alcuni reperti fossili preistorici animali hanno evidenziato la presenza di questo batterio. Si sono svolti diversi studi scientifici che hanno provato a capire se la tubercolosi abbia avuto origine animale per poi fare il “salto di specie” nell’uomo o viceversa: alcuni ricercatori hanno sequenziato il progenitore comune ancestrale geolocalizzandolo nell’Africa occidentale circa 40.000 anni fa. A quel tempo le popolazioni di Homo Sapiens avevano già iniziato le migrazioni verso il continente asiatico e l’Australia.

In una ricerca più recente pubblicata su Nature Genetics sono stati sequenziati interi genomi di Mycobacterium tuberculosis complex (MTBC), con l’obbiettivo di caratterizzare la diversità globale e ricostruire la storia evolutiva del patogeno della TBC. I risultati sono stati eccezionali: il MTBC è stato localizzato nel continente africano circa 70.000 anni fa, in pieno paleolitico medio.

Oltre a reperti scheletrici “recenti” (4000 a.C.) che hanno evidenziato uomini con tubercolosi, il primo a descrivere la patologia è stato Ippocrate nel V secolo a.C.: la malattia era diffusa nella popolazione con effetti molto pericolosi quali febbre ed emottisi (l'emissione con la tosse di sangue dal tratto respiratorio). Solo grazie ad Avicenna nel X secolo d.C., con il suo “Canone della medicina”, abbiamo avuto la prima documentazione descrittiva della malattia infettiva e il dettaglio della prevenzione tramite la quarantena per limitare il contagio.

L’agente patogeno fu descritto in modo scientifico da Robert Koch (1882), premio Nobel nel 1905: il Mycobacterium Tuberculosis.

La prima importante terapia vide l’uso della streptomicina (1946), ma in precedenza si prescriveva riposo in luoghi definiti “sanatori” con un clima adatto.

Una terapia utilizzata era lo pneumotorace artificiale, il macchinario permetteva al polmone lesionato o addirittura collassato di riposarsi delle lesioni subite, per favorire la loro risoluzione.

Gli anni Ottanta del secolo scorso sono stati caratterizzati da due importanti accadimenti che hanno influito sul percorso della tubercolosi:

  1. insorgenza di ceppi resistenti alla terapia antimicrobica;
  2. la nascita dell’HIV che la assunse come prima comorbidità.

Nel XIX secolo fu definita, visto il periodo storico, una patologia romantica detta il “male del vivere”: soffrire di tubercolosi concedeva il privilegio di una maggiore “sensibilità”. Giovani uomini e giovani donne della nobiltà “imbiancavano” volutamente il volto per essere definiti “malati” in una sorta di purezza attraverso malattia-morte nobile (un esempio italiano è stato Giacomo Leopardi).

Byron nel 1828 riportò nei suoi scritti che gli sarebbe piaciuto morire di tubercolosi e George Sand definiva Chopin il “Tisico amante” con orgoglio: colui che tossisce con grazia. Non dimentichiamo inoltre “La signora delle camelie” (Dumas figlio) e “Les miserables” (V.Hugo) con tutto l’ideale della malattia.

La tubercolosi aumentò così in popolarità, diventando la malattia del vero artista.

Il grande Koch dopo aver lavorato sull’antrace (il Bacillus anthracis fu una sua scoperta) pubblicò, nel 1882 il suo lavoro sul mycobatterio e la data del 24 marzo fu identificata da allora come Giornata Mondiale della tubercolosi.

In Italia come in Europa si dedicò molta attenzione all’importanza del bacillo di Koch. Negli anni Trenta si costruirono molti sanatori dedicati a questi malati

Un’opera gigantesca fu quella di Sondalo, nel 1932, vennero costruiti 8 padiglioni di degenza e 1 chirurgico, gli edifici erano di nove piani collegati alla rete stradale e immersi in un’area boscosa.

Il rilevamento di leptomeningite tubercolare nei fossili di Homo Erectus trovati in Turchia, ha mostrato il coinvolgimento umano per la TBC già 50.000 anni fa. Questo è stato confermato dal grande studioso della tubercolosi Giorgio Besozzi (pneumologo) che ha affermato che il batterio è stato uno dei primi organismi viventi con cui l’essere umano ha dovuto evolversi, convivendo. Sono famose le sue parole “È nato l’uomo e la malattia già lo aspettava!”.

Per focalizzare la pericolosità di questa patologia i dati del 2013 contano 1.500.000 morti nel mondo di cui 350.000 infettati con l’HIV. I due dati sono impressionanti se vengono rapportati al numero di contagi: 9.000.000 evidenziando il ruolo di partner della più importante malattia sessualmente trasmessa.

STOP TB, il network medico coordinato da OMS, stima che ogni giorno muoiono 4.500 persone nel mondo. Il coinvolgimento umanitario di cui poco si racconta.

Nel Sud America, e più precisamente in Perù, si studia la Chaky oncay (inca) favorendo così la ricerca della tubercolosi: il gruppo di studio “Tuberculosis” dell’Universidad San Marcos di Lima presso l’Istituto di Med. Tropicale “Daniel A. Carrion” sta approfondendo la ricerca di nuovi vaccini e lo studio sull’antibiotico-resistenza, un supporto dell’Italia è dato dalla collaborazione dermatologica per la tubercolosi cutanea.

In tutto il mondo si presta oggi la massima attenzione a questa malattia infettiva che, tra le sue cugine, è la maggiore causa di morbilità e mortalità. Molti test evidenziano che circa l’80% dei residenti in diverse nazioni africane e asiatiche risulta positivo al test della tubercolina.

Si stima che un quarto della popolazione mondiale è affetto da infezione TBC latente, in quanto il nostro sistema immunitario riesce a far fronte alla malattia e il microorganismo rimanere silente per anni. I soggetti infettati possono non sviluppare la patologia, non hanno sintomi e non danno contagio. Alcuni finiranno la loro vita senza aver sviluppato la malattia, altri si ammaleranno dopo anni.

A sviluppare attivamente la patologia si evidenziano soggetti a rischio quali:

  • HIV positivi;
  • soggetti che fanno uso di droghe;
  • soggetti con patologie, diabetici o malnutriti;
  • neonati e bambini;
  • persone anziane.

 

I paesi in via di sviluppo sono certamente i più a rischio, a causa delle condizioni di vita precarie (ristrettezze alimentari e cattiva nutrizione) di alcune fasce della popolazione e alle scarse condizioni igieniche. Tutti fattori che influenzano il sistema immunitario e l’abbassamento dei suoi livelli.

Ricordiamo brevemente che il Mycobacterium Tuberculosis è un batterio gram positivo e aerobio che si trasmette attraverso goccioline (flugge) di saliva emessa dai soggetti infetti, con tosse, starnuti, fonazione. Di solito colpisce i polmoni distruggendo gli alveoli (al termine dei bronchioli) ma anche altri organi possono essere coinvolti come linfonodi, ghiandole, ossa, intestino, apparato urinario e la cute.

I sintomi tipici della TBC polmonare sono: tosse secca, febbre, dolore toracico, sudorazione, perdita di peso e anche emottisi, ossia sangue con espettorato.

A scopo preventivo sono consigliate l’applicazione di corrette norme igienico-sanitarie e il mantenimento di un bilanciato regime alimentare.

Per limitare il contagio l’azione fondamentale è una diagnosi tempestiva. La diagnosi si effettua tramite il test di Mantoux (o cutaneo della tubercolina) con ulteriori approfondimenti, quali microscopia dell’espettorato (per il battere), radiografia toracica e TAC. Il test Quantiferon su sangue venoso, oggi ha sempre più sostituito la Mantoux.

La terapia, in genere 6-8 mesi, comprende molecole quali: isoniazide, rifampicina, streptomicina, pirazinamide, etambutolo. Come anticipato si continuano a registrare sempre più resistenze agli antibiotici, una forma è nota per resistere alla isoniazide e alla rifampicina.

Deve essere verificata la corretta assunzione dei farmaci e l’andamento patologico deve essere monitorato con esami e controlli periodici.

La vaccinazione con il BCG, costituito da un ceppo vivo Tbc bovina attenuato, non sempre funziona negli adulti e non si può utilizzare nei lattanti con HIV, in questi ultimi può determinare l’insorgere della patologia. I dati riportano che la sua efficacia protettiva è quindi più alta nei bambini rispetto agli adulti. Il vaccino è stato messo in produzione nel 1921 ed è somministrato a bambini piccoli in nazioni con un’elevata incidenza di tubercolosi. La vaccinazione previene le forme gravi infantili.

In Italia è somministrato a poche categorie a rischio.

La ricerca scientifica è rimasta ferma da decenni sia per lo sviluppo di una vaccinazione alternativa al BCG, sia per migliorare una maggior efficacia del vaccino stesso. Negli ultimi anni stanno nascendo progetti innovativi in molte parti del globo, questo ci fa sperare di creare delle nuove terapie per ridurre la diffusione di questo batterio.

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