Troppi casi di influenza nelle aziende: produttività a rischio
Data pubblicazione: 18/09/2023
Categoria: News - Autore: Maria Vittoria Manai
L’influenza costituisce ancora oggi un problema di salute pubblica che provoca ogni anno in tutto il mondo milioni di ricoveri ospedalieri e fino a 650.000 decessi correlati alle vie respiratorie, comportando un notevole onere di costi diretti e indiretti sui pazienti, sulle loro famiglie e sulla società. Le epidemie annuali di influenza sono più frequenti nei mesi più freddi. Nonostante i tassi più elevati di decessi correlati all’influenza si verifichino tra le persone di età superiore a 75 anni, si è riscontrato che il maggior numero di decessi respiratori correlati all’influenza si verifica tra gli adulti in età lavorativa (<65 anni), stimati in circa 175.000 all’anno dal 1999 al 2015. Tuttavia, la maggior parte degli adulti altrimenti sana, sopravvive all’infezione influenzale. Le persone infette di solito rimangono a casa fino alla risoluzione dei sintomi e questo può incidere sulla qualità della vita e sullo svolgimento delle attività regolari per tutte le persone malate, implicando delle conseguenze, soprattutto per la popolazione in età lavorativa, i loro datori di lavoro e la società.
Il rischio di trasmissione dell’influenza nei luoghi di lavoro è dovuto in gran parte alla condivisione di spazi in ambienti confinati e alle attività lavorative che espongono al contatto con il pubblico. Solitamente la prevenzione si basa sul prendere misure di protezione personale come:
- un regolare lavaggio delle mani e una successiva corretta asciugatura;
- una buona igiene respiratoria: quando si starnutisce o si tossisce si devono coprire bocca e naso, utilizzare fazzoletti e conseguentemente smaltirli correttamente;
- adottare un autoisolamento precoce quando si hanno sintomi simil influenzali;
- evitare il contatto ravvicinato con chi è malato ed evitare di mettere le mani nel naso, nella bocca e negli occhi.
Sicuramente ad oggi il modo più efficace per prevenire la malattia è la vaccinazione. Sebbene l’immunità dalla vaccinazione diminuisca nel tempo, e quindi andrebbe ripetuta la vaccinazione annualmente per proteggersi dall’influenza, si è riscontrato come tra gli adulti sani il vaccino antinfluenzale fornisca protezione, nonostante possa accadere che i virus circolanti non corrispondano esattamente a quelli del vaccino. Vaccinarsi, dunque, è il modo migliore di prevenire e combattere l’influenza, sia perché incrementa notevolmente la probabilità di non contrarre la malattia, sia perché, nel caso si possano sviluppare sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, di solito, non seguiti da ulteriori complicanze. Inoltre, la vaccinazione antinfluenzale (in tutte le età) costituisce un’importante misura di protezione non solo individuale ma anche per la collettività, riducendo la probabilità di complicanze e quindi l’impatto sul carico assistenziale (ospedalizzazioni, visite ambulatoriali, farmaci) e l’impatto sulle famiglie e la società (perdita di produttività dei lavoratori non solo in termini individuali ma anche dovuta al fatto che gli stessi lavoratori debbano assistere figli malati o parenti). Emerge, dunque, come le patologie prevenibili con la vaccinazione contro l’influenza producano un impatto rilevante non solo sul sistema sanitario e socioassistenziale, ma anche sul sistema produttivo ed economico. La vaccinazione antinfluenzale, infatti, se effettuata, contribuisce a ridurre la mancata produttività per assenza dal lavoro: in uno studio pubblicato nel 2019 è stato analizzato il tasso di copertura vaccinale tra tutti i dipendenti (operatori sanitari e personale amministrativo) di un grande policlinico universitario romano durante il periodo della stagione influenzale 2017-2018, per effettuare un’analisi economica sulla vaccinazione antinfluenzale (valutando l’assenteismo dovuto alla malattia nel periodo epidemico) e stimando l’impatto della vaccinazione in termini sia di costi che di giorni di malattia.
Il tasso di copertura della vaccinazione antinfluenzale si aggirava intorno al 9,8% tra 4631 operatori sanitari e 852 impiegati amministrativi; è stata stimata una perdita di produttività pari a 297,06 € per ogni lavoratore vaccinato e di circa 517,22 € per ciascun lavoratore non vaccinato (rapporto costo-outcome: 120,07 €/giorno di malattia). Applicando, dunque, il metodo del friction cost, è stata stimata una perdita di produttività pari a 237,65 € per ciascun lavoratore vaccinato e 413,78 € per ciascun lavoratore non vaccinato (rapporto costo-outcome: 104,19 € /giorno di malattia).
Questi risultati hanno dimostrato, quindi, i benefici della vaccinazione antinfluenzale per la società e per l’azienda. Un altro lavoro italiano ha stimato l’impatto economico e fiscale dei vaccini contro l’influenza, lo pneumococco e l’Herpes-Zoster in Italia; nell’analisi finale costi-benefici condotta si è riscontrato che investire nella vaccinazione antinfluenzale porta benefici che equivalgono a 1,8 volte il valore dell’investimento in termini di impatto fiscale e 11,1 volte in termini di perdita di produttività. Purtroppo, la crisi economica che ha investito i Paesi industrializzati comporta una necessaria razionalizzazione della spesa anche in ambito sanitario. Tuttavia, investire su programmi di vaccinazione efficaci può generare risparmi. Investire, rispetto ad altri settori, nella vaccinazione garantisce un notevole ritorno: per 1 dollaro speso si risparmiano da 16$, per i costi della malattia evitati, a 44$, se si considera anche l’aumento delle risorse da reinvestire. Infine, ai valori clinico-epidemiologici ed economici delle vaccinazioni si dovrebbe aggiungere anche il valore sociale della pratica vaccinale. Ottenere, infatti, elevate coperture vaccinali permette di contenere la circolazione del microrganismo responsabile garantendo una protezione alla comunità, cioè anche ai non vaccinati. La vaccinazione, quindi, ha un notevole impatto sulla salute della popolazione lavorativa, contenendo i danni della malattia e delle sue complicanze (morbosità, mortalità, ricorso a cure mediche, ospedalizzazioni) e riducendo i costi sia diretti che indiretti.