Stress post-Covid: assistenza psicologica in azienda. Nuovo servizio di welfare aziendale
Data pubblicazione: 10/03/2022 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: David Shaholli
La pandemia causata dal Covid-19 sta sottoponendo ad elevato stress sia le aziende che i lavoratori. Oltre alle dirette conseguenze economiche, la crisi sta favorendo l’insorgenza di effetti psicologici secondari che hanno ripercussioni negative sulla qualità della vita, sia del singolo che dell’organizzazione nel suo complesso.
La paura di contagiarsi, il cambiamento delle abitudini quotidiane (Smart Working, igienizzazione frequente delle mani, uso delle mascherine) e dello stile di vita hanno generato un drastico aumento dei livelli di stress. Non da meno l’impossibilità di conciliare lavoro e famiglia, un alterato rapporto di coppia o una problematica gestione dei figli e la mancanza di prospettive per il futuro hanno inevitabilmente contribuito a favorire l’insorgenza di sequele psicologiche che alterano la qualità della vita sia in ambiente lavorativo che extra-lavorativo.
Nebbia cognitiva. Che cos’è?
È un insieme di sintomi, transitori o meno, che colpiscono più del 30% di persone che hanno contratto il Covid-19. I sintomi della nebbia cognitiva post Covid-19 possono presentarsi sin da subito e durare anche alcuni mesi dopo la guarigione.
Tra le caratteristiche più diffuse del manifestarsi di questo disturbo ci sono: perdite di memoria a breve o lungo termine, disturbi dell'apprendimento, confusione mentale, difficoltà di concentrazione, stanchezza persistente e senso di vuoto. È stato dimostrato come i pazienti guariti dal Covid-19 abbiano faticato nel trovare i ritmi lavorativi di prima e come si sentissero incapaci di portare a termine le solite mansioni.
Fattori predisponenti lo stress post-Covid
L’isolamento è una delle condizioni che hanno più infierito sull’equilibro psicologico, tanto quanto la perdita di libertà e le preoccupazioni riguardanti l’impatto del virus nelle donne in gravidanza. Nel dettaglio, la situazione è risultata particolarmente gravosa tra gli operatori sanitari: l’utilizzo per svariate ore di DPI è associato a disidratazione, sudorazione eccessiva e discomfort mentre la carenza di Dpi, contrariamente, è associata a un maggior rischio di contagio. Inoltre, anche lavorare in reparti di isolamento per più di 12 ore al giorno, essere assegnati a nuove postazioni lavorative, la quarantena, l’avere parenti o amici stretti che hanno contratto il Sars-CoV-2 e il sonno di scarsa qualità sono fattori che hanno un ruolo negativo per la comparsa dello stress. Fattori protettivi, invece, sono avere un partner stabile, avere maggiore esperienza in reparti di rianimazione ed essere in una condizione di benessere spirituale.
Come combattere lo stress da Covid-19?
Appare cruciale fornire programmi di Assistenza Psicologica come sportelli di ascolto, gruppi di lavoro e incontri di counseling per il supporto post-traumatico. L’obiettivo è di potenziare la resilienza individuale e di contribuire a ripristinare un clima di fiducia e collaborazione all’interno dell’organizzazione, con un occhio di riguardo alle particolari esigenze di ogni contesto aziendale.
L’obiettivo è quello di preparare il lavoratore a gestire lo stress, di fornire competenze di time management, gestire le paure e i traumi, aumentare le capacità di resilienza e, non ultimo, il miglioramento del «clima» dell’organizzazione.
Fornire un servizio come questo ha vari benefici, sia per i dipendenti che per l’azienda:
- Svolgere le mansioni in maniera più efficiente, sia in presenza che da remoto
- Vivere in maniera positiva anche le situazioni più difficili
- Ridurre infortuni sul lavoro, malattie professionali e conflittualità interne
- Migliorare l’immagine aziendale
- Aumentare il senso di appartenenza dei dipendenti
Sarebbe utile anche la creazione di una task force di psicologi, soprattutto nelle strutture ospedaliere, su tutto il territorio nazionale per l’attivazione di servizi di supporto al personale sottoposto allo stress cronico provocato dall’attuale emergenza sanitaria.
Sembra importante, inoltre, favorire l’implementazione (a prescindere dalla mansione) di un triage psicologico, finalizzato alla raccolta di informazioni utili a impostare un primo colloquio e a monitorare nel tempo le condizioni degli operatori sanitari che prendono contatto con i servizi di supporto.
Fonti: