Stress e aspetti psicosociali
Data pubblicazione: 05/01/2023
Categoria: News - Autore: Fiorella Gandini
Il concetto di stress (vocabolo inglese che tradotto significa sforzo, tensione) è stato introdotto in medicina dal canadese Hans Seyle per indicare il risultato di una situazione conflittuale tra uno stimolo esterno (stressor) e la risposta dell’organismo a quello specifico fattore stressante.
La reazione allo stress è naturale in tutte le persone e deriva da una risposta primitiva di tipo “combatti o fuggi” che ha aiutato i nostri antenati a sopravvivere ai pericoli quotidiani. Questa reazione del corpo alla sfida o al pericolo mette in moto una complessa catena di cambiamenti fisici e biochimici: il sistema nervoso, infatti, si attiva favorendo il rilascio di adrenalina, noradrenalina e cortisolo (ormoni dello stress). L’attivazione di adrenalina e noradrenalina provoca un aumento della pressione arteriosa, del battito cardiaco, del respiro, dello stato di attenzione e consentono al corpo di rispondere alla situazione di pericolo facilitando l’adattamento dell’organismo allo stimolo ricevuto. Il cortisolo favorisce un aumento nel sangue di lipidi e glucosio che forniscono l'energia necessaria per rispondere a questa sollecitazione. Questo ormone, inoltre, per aiutare altri organi vitali, quali il cervello, a fornire la lucidità mentale necessaria nel momento di stress, riduce alcune funzioni del corpo considerate non indispensabili come la digestione e la riproduzione. Una volta superata la condizione di stress i livelli di questi ormoni tornano nella norma (stress acuto). In questo caso lo stress può essere considerato positivo (eustress) perché aiuta a migliorare la concentrazione, l’attenzione o l’efficienza sul lavoro. Diversamente diventa negativo (distress) se questo stato di tensione psicofisica permane e la produzione degli ormoni rimane elevata causando disturbi psicologici (depressione, ansia, stanchezza, irritabilità), cognitivi (difficoltà di concentrazione e nel prendere decisioni, costante preoccupazione) e fisici (stress cronico).
Sintomi tipici da stress
Nel corso della vita è inevitabile incontrare degli eventi stressanti (lutti, divorzi) o stress psicosociali, (licenziamento, superlavoro); se sono eccessivamente intensi, durano troppo a lungo, o ancora è presente una reazione eccessiva del soggetto, possono compromettere la funzionalità delle cellule, dei tessuti e degli organi e favorire lo sviluppo di patologie.
Tra i sintomi fisici più comuni dello stress ricordiamo:
- mancanza di energia
- cefalee
- disturbi del sonno
- disturbi intestinali (diarrea, stipsi) e gastrici (crampi, nausea)
- tensioni e dolori muscolari
- diabete
- ipertensione
- tachicardia, dolore al petto
- nervosismo e agitazione
- calo del desiderio sessuale
- aumento della sudorazione.
L’organismo, solitamente, è in grado di adattarsi alle esigenze e alle sollecitazioni dell’ambiente esterno fornendo quelle risposte automatiche indispensabili a mantenere in equilibrio il benessere dell’organismo, così come definito nel concetto di omeostasi, introdotto nel 1914 dal fisiologo Walter Cannon.
Il corpo, infatti, dispone di meccanismi innati, descritti in precedenza, che gli consentono di proteggersi dai fattori stressanti: la risposta dell’organismo agli stimoli esterni viene definita adattamento. Il fisico, generalmente, neutralizza gli eventi stressanti con dei meccanismi inconsci definiti di coping. In effetti, lo stress non è ciò che avviene, ma il modo in cui ognuno reagisce agli eventi potenzialmente stressanti. Il vero evento stressante è solo quello che il nostro organismo non riesce a neutralizzare.
Stress lavoro-correlato e rischi psicosociali
Già da diversi anni gli psicologi hanno evidenziato che, nell’uomo moderno, l’ambito lavorativo è quello maggiormente in grado di attivare risposte da stress, sia dal punto di vista comportamentale sia fisiopatologico, riferendosi non solo alla salute e al benessere del lavoratore, ma anche alle conseguenze che può avere a livello di assenteismo, infortuni, calo della produttività e turnover compromettendo le prestazioni del singolo e la produttività dell’organizzazione stessa.
Lo stress lavoro-correlato si manifesta quando le richieste lavorative sono superiori alle capacità del lavoratore di poterle affrontare.
I rischi psicosociali sono gli effetti sociali, fisici e psicologici negativi determinati da un’inadeguata gestione e organizzazione del lavoro e da un contesto sociale lavorativo non appropriato.
Ad esempio:
- attività lavorativa eccessivamente impegnativa;
- tempo a disposizione non sufficiente per portare a termine un incarico;
- ruolo del lavoratore non ben definito e richieste divergenti;
- incongruenze tra le competenze del lavoratore e le esigenze della mansione lavorativa;
- precarietà del lavoro;
- scarso coinvolgimento del lavoratore nel processo decisionale;
- scarse relazioni interpersonali;
- comunicazione inefficace;
- molestie psicologiche o sessuali ecc.
Un ambiente psicosociale non adeguato e una cattiva gestione dei rischi psicosociali influiscono negativamente sul lavoratore provocando effetti nocivi quali: problemi di salute mentale, sovraffaticamento, difficoltà di concentrazione, rischio di commettere più errori, problemi familiari, uso di droghe e abuso di alcol, ma anche problemi di salute fisica, in particolare patologie cardiovascolari e disturbi muscolo-scheletrici.
Per l’azienda gli effetti negativi si identificano con uno scarso rendimento complessivo del lavoratore, in particolare con un maggiore assenteismo e presenzialismo (lavoratori che, in caso di malattia, si presentano al lavoro pur non essendo in grado di svolgere le mansioni in modo efficace), con tassi più elevati di incidenti e infortuni. Le assenze dal lavoro possono durare più a lungo rispetto a quelle provocate da altre cause. Le stime dei costi di una cattiva gestione dei rischi psicosociali per la società e le organizzazioni sono valutate, a livello nazionale, in miliardi di euro con ripercussioni negative anche sulla produttività e l’innovazione.
Tutte queste condizioni possono favorire anche l’insorgenza di una patologia comportamentale detta “sindrome del burnout”, che tradotto significa “bruciato, fuso, esaurito” ossia un vero e proprio collasso emotivo ed energetico causato dai troppi impegni di lavoro che cancella la motivazione al lavoro compromettendo la salute, la qualità della vita sociale e relazionale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la definisce come “sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo che non riesce a essere ben gestito”.
Stress da lavoro: donne più svantaggiate
Uno studio pubblicato su Labour Economics, dal titolo “The impact of working conditions on mental health: Novel evidence from UK”, evidenzia che i motivi per cui le donne lavoratrici sono più vittime di stress, ansia e persino depressione da lavoro sono per di più di natura sociale: le difficoltà che possono incontrare nella carriera, la remunerazione inferiore rispetto ai colleghi maschi pur ricoprendo lo stesso ruolo, il trattamento diverso da parte dei dirigenti, minore autonomia e responsabilità, il ruolo di caregiver all’interno della famiglia e la necessità di far conciliare esigenze familiari e lavorative. A queste condizioni, talvolta, si possono sommare molestie, mobbing e azioni discriminatorie. Per aiutare la donna lavoratrice bisognerebbe ripensare al suo ruolo all’interno di un’organizzazione offrendo flessibilità di gestione dei compiti e degli orari aiutandola nel doppio ruolo che occupa in una società, forse, ancora troppo patriarcale.
Come creare un buon ambiente di lavoro psicosociale
Un buon ambiente di lavoro ha numerosi vantaggi: consente al personale di mettere a fuoco le proprie conoscenze e abilità, riduce i tassi di assenteismo e presenzialismo, diminuisce i costi e implementa la produttività per l’azienda. I fattori chiave per promuovere il benessere mentale possono essere: ridurre al minimo i lavori ripetitivi; dare, sempre, riscontri sia positivi sia negativi; coinvolgere il lavoratore nei processi decisionali e organizzativi; fornire un’adeguata preparazione in relazione alla propria mansione; ripartire equamente promozioni, premi, opportunità di carriera; attuare misure per prevenire lo stress lavoro-correlato; instaurare un ambiente di lavoro amichevole; promuovere una buona comunicazione e la parità di genere e, infine, consentire ritmi di lavoro tali da poter conciliare vita privata e lavorativa.