Sequele in fase di convalescenza da Covid-19
Data pubblicazione: 19/11/2020 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott. Francesco Spinazzola (infettivologo)
In un articolo pubblicato da Nature il 17 settembre u. s. dal titolo “COVID-19’s lasting misery” viene descritta la condizione delle sequele (conseguenze o postumi) patologiche che si possono manifestare nei pazienti convalescenti dall’attuale malattia pandemica.
Questa patologia è nuova e non si può affermare che si conoscano l’entità e il numero delle eventuali sequele. Possiamo invece affermare che questo fenomeno è già conosciuto e studiato nei pazienti convalescenti da SARS.
Alcuni effetti collaterali e sequele possono essere dovuti alle manovre terapeutiche, intubazione, terapie più o meno tollerate ecc.
I polmoni possono essere oggetto di sequele nel 10% dei casi e anche cuore, SNC (sistema nervoso centrale), sistema immune, ecc.
COVID-19 in genere colpisce prima i polmoni, ma non è semplicemente una malattia localizzata a livello respiratorio, in molte persone i polmoni non sono gli organi più colpiti. Non solamente perché diverse cellule presenti in vari organi e tessuti ospitano il recettore ACE2 che è l'obiettivo principale del virus, ma anche perché l'infezione può danneggiare il sistema immunitario, ubiquitario (che si trova ovunque) in ogni organismo.
A livello dei polmoni, i lobi inferiori sono quelli maggiormente danneggiati, come dimostrano gli esami di immagine, TAC torace in primis, rendendo difficile la respirazione ad esempio nel corso di sforzi fisici.
La percentuale di pazienti con lesioni polmonari visibili radiologicamente, arriva in alcune casistiche addirittura all’88%, ma a 6 settimane tale numero si riduceva al 56%. I sintomi rappresentati essenzialmente da riduzione della performance respiratoria, invece sembra che perdurino più tempo.
Nel cuore le sequele possono essere rappresentate da miocardiopatia, trombosi polmonare, endotelite (infiammazione o patologia che riguarda le superfici interne del corpo come vasi sanguinei, linfatici, cuore e organi interni) generalizzata.
Sono necessari studi simili a lungo termine per capire le conseguenze neurologiche e psicologiche di COVID-19.
Molte persone che si ammalano gravemente sperimentano complicazioni neurologiche come il delirio e ci sono prove che difficoltà cognitive, inclusa la confusione e la perdita di memoria che persistono per qualche tempo dopo che i sintomi acuti sono scomparsi.
Ma non è chiaro se ciò sia dovuto al fatto che il virus può infettare direttamente il cervello (si immagina di sì) o se la sintomatologia neurologica sia una conseguenza secondaria dell’infezione virale, forse per gli effetti dello stato di infiammazione.
Anche i casi più lievi possono provare effetti a distanza modificanti la vita, come la sindrome da fatica cronica. In Italia un consistente numero (87,4%) di pazienti affetti da COVID-19 hanno presentato una sintomatologia costituita da dispnea e astenia persistente dopo la dimissione.
Si stanno effettuando studi di lunga durata su popolazioni molto numerose di pazienti precedentemente infettati (circa 10.000 pazienti in UK e diverse centinaia di migliaia in USA). Ulteriori studi sono infatti necessari per confermare e approfondire questa importante condizione patologica.