Mollusco contagioso
Il mollusco contagioso è un’infezione cutanea di origine virale causata dal virus del genere Muscillopoxvirus appartenente alla famiglia delle Poxviridae.
Questa patologia è molto frequente in Italia, in particolare nei bambini e tra i soggetti adulti che la hanno contratta per via sessuale ma sempre più frequentemente capita di osservarla trattando viaggiatori di rientro da paesi in via di sviluppo e tropicali. Si manifesta con papule dall’ombelicatura centrale, di colore rosato o perlaceo con la tipica forma a cupola.
Il dermatologo la riesce a diagnosticare facilmente anche con la semplice osservazione e ben conosce i trattamenti per affrontarla.
CAUSE
La malattia è provocata da quattro tipi di Molluscum contagiosum virus, o MCV, un virus a DNA della famiglia Poxviridae. Di questi, MCV1 è molto diffuso nei soggetti di età pediatrica in cui va a colpire viso, arti e tronco.
Il tipo MCV2 è il più raro dei quattro, si osserva principalmente negli adulti e si trasmette per via sessuale. Nello specifico provoca un’infezione che interessa solitamente la cute e le mucose senza coinvolgere gli organi genitali interni, possono essere colpiti inoltre anche i glutei e la regione perianale.
I tipi MCV3 e MCV4 sono diffusi in Asia e Australia.
TRASMISSIONE
La trasmissione è per contatto diretto con la pelle o le mucose di un soggetto infetto e la propagazione avviene per autoinoculazione (ad esempio attraverso gli asciugamani). Indipendentemente dal punto d’ingresso del virus, le lesioni possono raggiungere anche altre parti del corpo.
Questa patologia è tipica al rientro da viaggi e vacanze perché, al di là dei rapporti sessuali, è facilmente contraibile attraverso il contatto con superfici contaminate come piscine, sauna, sedili di palestre, lettini di centri per l’estetica.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA
A causa della scarsa pericolosità della malattia, che quindi non viene denunciata dai pazienti, non siamo in possesso di dati certi sulla sua incidenza.
Quello che sappiamo è che è una malattia estremamente comune, diffusa in tutto il mondo e la cui propagazione è facilitata nei climi caldi. Alcuni studi suggeriscono che abbia un’incidenza del 2,6%, con l’80% dei casi individuati in bambini sotto i 15 anni, particolarmente nella fascia tra 1 e 4 anni.
In generale, l’incidenza del mollusco contagioso aumenta di quasi tre volte nei paesi a clima caldo o tropicale e con un livello socio-economico ed igienico inferiore a quello europeo.
SINTOMI
L’infezione ha un tempo d’incubazione che dura tra i 15 giorni e i 6 mesi, al termine del quale si sviluppano lesioni raggruppate, papule a forma di cupola con un diametro che varia in genere dai 2 ai 5 mm e non colpiscono mai palmi delle mani e piante dei piedi.
Le lesioni da Mollusco contagioso normalmente non danno prurito né sono dolorose, ma possono sviluppare infiammazione con prurito quando inizia la risposta immunitaria verso il virus.
Nei pazienti con problematiche immunitarie le papule sono molto numerose e con un diametro fino a 1 cm e tendono a resistere ai trattamenti. Nella zona periferica alla cute colpita può osservarsi un eczema contagioso o molluscato.
Nel caso in cui siano colpite le palpebre possono insorgere cheratite puntata superficiale o addirittura congiuntivite cronica.
Per quanto riguarda i bambini, questo Poxvirus è più frequente in quelli con eczema atopico, perché tale patologia con prurito intenso causa grattamento e le papule sono presenti nelle sedi colpite.
Il mollusco contagioso tende a risoluzione spontanea ma l’infezione deve comunque essere trattata, sia per attenuarne la diffusione sia per anticiparne la cessazione.
DIAGNOSI
La diagnosi in generale si fonda sulla ricerca delle papule.
In caso di diagnosi dubbia, la presenza di Mollusco contagioso può essere confermata grazie a una biopsia del tessuto, esaminando le papule al microscopio elettronico; si sconsiglia il test sierologico anticorpale perché non molto attendibile.
TRATTAMENTO
La scelta della terapia per curare le lesioni di questo Poxvirus dipende da vari fattori, tra cui l’età del soggetto, lo status immunitario, il numero e la sede delle papule.
Un primo approccio prevede la distruzione delle lesioni e può svilupparsi in due vie:
- chimica: idrossido di potassio 10%, nitrato d’argento 40%, cantaridina 0,7 in collodio.
- fisica: curettage, crioterapia.
Vi è poi un trattamento farmacologico attraverso acido salicilico, podofillotossina (un antivirale utilizzato anche per le verruche genitali) e tretinoina (forma acida della vitamina A con azione di tipo cheratolitico).
Va ricordato poi il principio attivo Imiquimod, utilizzato anche per il trattamento dei condilomi acuminati, ma anche dei carcinomi basocellulari o basaliomi, delle cheratosi attiniche. La posologia di questo farmaco immunomodulatore deve essere indicata a livello individuale. L’Imiquimod è un modificatore della risposta immune, agisce localmente per determinare il rilascio di citochine che favoriscono l’eliminazione del Poxvirus.
Dopo un trattamento per le papule da Poxvirus posso manifestarsi frequentemente le recidive, favorite anche dalla xerosi (secchezza) della cute atta a stimolare il grattamento.
È sempre consigliabile una pronta visita specialistica per diminuire il rischio di auto-infezione in seguito a grattamento o per evitare la trasmissione ad altri soggetti. L’intervento di un dermatologo favorirà con la giusta terapia una guarigione più rapida, attraverso preparati topici, crioterapia con azoto liquido o attraverso il raschiamento delle lesioni (curettage).
PREVENZIONE
A livello preventivo è importante tenere presente sempre l’uso del profilattico durante i rapporti sessuali per evitare lesioni che si possono localizzare all’asta del pene (non protegge naturalmente dal rischio per altre sedi pubiche). Eventualmente si può valutare con osservazione accurata il partner a livello genitale per il riconoscimento di eventuali papule o comunque di “rilievi” rossastri o perlacei.
È bene inoltre evitare di condividere asciugamani, salviette, biancheria e se possibile evitare lo sport di contatto.
Per evitare il contagio nei soggetti di età pediatrica, si raccomanda anche di evitare schiacciamento o rottura delle lesioni per non aumentare il rischio della diffusione in altre zone corporee.
Bibliografia
Aldo Morrone, Global Dermatology volume primo ediz. MNL Bologna 2007.