Mascherine: quali scegliere e perchè
Data pubblicazione: 25/05/2020 - Ultimo aggiornamento: 29/05/2022
Categoria: News - Autore: Staff Ambimed
Le mascherine, in base al DPCM del 26 Aprile scorso, sono rimaste obbligatorie nei luoghi chiusi accessibili al pubblico quali, ad esempio, i mezzi di trasporto pubblico e gli esercizi commerciali, o comunque nei casi in cui non è possibile mantenere il distanziamento fisico. Alcune regioni hanno esteso questo obbligo anche in altri contesti.
L’articolo 3, comma 2, prevede che possano “essere utilizzate mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”.
In ogni caso, le mascherine non possono sostituire il distanziamento sociale, l’igiene delle mani e la scrupolosità nel non toccarsi il viso (naso, occhi e bocca).
Qual è la differenza tra le mascherine chirurgiche e le cosiddette mascherine di comunità?
Le mascherine chirurgiche sono pensate per un uso medico, sviluppate quindi per essere impiegate in ambienti sanitari. Per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019 che prevede caratteristiche e metodi di prova, indicando i requisiti di:
- resistenza a schizzi liquidi
- traspirabilità
- efficienza di filtrazione batterica
- pulizia da microbi.
La mascherina chirurgica protegge la persona che la indossa e l’ambiente circostante ma non protegge dagli agenti infettivi dispersi nell'aria, quindi non impedisce a chi la indossa di essere potenzialmente contaminato da un virus come il Coronavirus. Questa notevole differenza è dovuta principalmente alla scarsa aderenza al volto che riduce a circa il 20% la capacità filtrante dall’esterno contro circa il 95% verso l’esterno.
Considerata la cronica difficoltà di reperimento di mascherine chirurgiche o delle ancor più ambite Ffp2 e Ffp3, il Governo italiano ha varato (art. 16, comma 2, DL 17 marzo 2020) la possibilità di produrre mascherine diverse da quelle autorizzate come dispositivi medici o di protezione individuale.
Per l’immissione in commercio di queste mascherine non è prevista alcuna valutazione dell’Istituto Superiore di Sanità o dell’INAIL ma il produttore deve comunque garantire la sicurezza del prodotto. I materiali adoperati non devono, ad esempio, causare irritazione o qualunque altro effetto nocivo sulla salute.
Nelle intenzioni del Governo, queste mascherine hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana. Non possono però essere utilizzate in ambito ospedaliero o assistenziale in quanto non possono decantare i requisiti tecnici dei DPI o dei Dispositivi Medici come le mascherine chirurgiche.
Chi le indossa deve comunque osservare le precauzioni relative al distanziamento sociale introdotto per contrastare l’emergenza pandemica in corso.
Quali sono le varie tipologie e utilizzi dei respiratori FFP?
Un respiratore, chiamato anche facciale filtrante, è un dispositivo di protezione individuale (DPI) che impedisce a chi la indossa di inalare polveri, fumi nebbie di liquidi (aerosol) inalabili.
Sono certificati ai sensi di quanto previsto dal D.lgs. n. 475/1992 e sulla base di norme tecniche armonizzate europee (UNI EN 149:2009) che specificano i requisiti minimi per le maschere filtranti antipolvere, ai fini di garantirne le caratteristiche di efficienza, traspirabilità, stabilità della struttura attraverso prove e test tecnici.
ll sistema di classificazione europeo si suddivide in tre classi FFP, dove la sigla FFP sta per "filtering face piece", ovvero maschera filtrante.
Le classi di protezione FFP1, FFP2 e FFP3 offrono, in funzione della perdita totale e del filtraggio di particelle con dimensioni fino a 0,6 μm, una protezione respiratoria per diverse concentrazioni di sostanze nocive. La perdita totale è dovuta a penetrazione del filtro e difetti di tenuta su viso e naso.
Grazie all'innovativa tecnologia filtrante, anche la resistenza respiratoria resta bassa e la respirazione non è ostacolata dalle particelle catturate nel filtro, nemmeno in caso di ripetuto utilizzo della maschera filtrante.
- FFP1 si riferisce al minimo filtraggio della maschera con una filtrazione di aerosol di almeno l'80% e una perdita all'interno di un massimo del 22%. Questa maschera viene utilizzata principalmente come maschera antipolvere in ambienti lavorativi nei quali non si prevedono polveri e aerosol tossici o fibrogeni. Sono in genere utilizzate nel comparto edile e nell’industria alimentare.
- Le maschere FFP2 hanno una percentuale di filtrazione minima del 94% e una perdita massima dell'8% all'interno. Sono adatte quando per i lavoratori che vengono a contatto con aerosol, nebbie e fumi, che a lungo termine causano lo sviluppo di malattie respiratorie come il cancro ai polmoni e che aumentano in modo massiccio il rischio di patologie secondarie come una tubercolosi polmonare attiva. Vengono adoperate ad esempio, nell'industria metallurgica o nell'industria mineraria.
- Le maschere FFP3 sono le più filtranti degli FFP. Con una percentuale minima di filtrazione del 99% e una perdita massima del 2% all'interno, proteggono da particelle molto fini come l'amianto e sono in grado di filtrare particelle tossiche, cancerogene e radioattive oltre ai microrganismi patogeni. Sono adottate nell’industria chimica ed essenziali ai tecnici specializzati nella rimozione dell’amianto.
Questi filtranti facciali possono disporre di una valvola che agevola la respirazione di chi la indossa ma non gli altri e pertanto non dovrebbero essere usate dalla popolazione generale al di fuori dell’ambiente ospedaliero, poiché le persone infette dal Covid-19 potrebbero trasmettere la malattia alle persone circostanti.
Un interessante studio condotto dal professor Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova, sulla popolazione di Vo’ Euganeo, il comune veneto da cui proveniva il primo paziente italiano deceduto per Covid-19, ha evidenziato un dato allarmante. Il 43% dei tamponi effettuati sulla popolazione di questo piccolo comune di 3.300 abitanti, risulta essere positivo al coronavirus ma asintomatico.
https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.17.20053157v1
Questo dato significativo ci fa capire perché è necessario che la cittadinanza non adotti le mascherine filtranti con valvola, che potrebbero aiutare a diffondere il virus in maniera inconsapevole.
Il giusto rapporto tra qualità e costo? Le mascherine lavabili
Il dott. Domenico Arcuri, Commissario straordinario nominato dal Governo per la gestione dell’emergenza sanitaria in corso, ha emanato un’ordinanza con validità a partire dal 27 aprile che ha fissato a 50 centesimi più iva il prezzo massimo di una mascherina chirurgica, spiazzando di fatto tutti gli attori coinvolti nella filiera.
Un prezzo impossibile da sostenere visto che i distributori intermedi li acquistavano dalle aziende produttrici tra i 70 e gli 80 centesimi per poi rivenderli alle farmacie a qualche centesimo in più. Il prezzo finale per l’utente andava tra 1,30 e 2 euro.
Le farmacie, in attesa di ulteriori sviluppi, si sono ritrovate nell’impossibilità di rivendere le mascherine acquistate ad un prezzo superiore a quello massimo di vendita al dettaglio.
Le aziende importatrici hanno dirottato le vendite delle mascherine chirurgiche in altri paesi europei, generando in Italia una carenza di disponibilità delle stesse nelle ultime settimane.
Nel frattempo sul mercato italiano sono comparse diverse tipologie di mascherine lavabili e riutilizzabili, la cui efficacia di filtrazione non è mai stata comprovata, rendendole di fatto mascherine di “comunità” e non annoverabili tra i dispositivi medici come le chirurgiche.
In questa giungla è nata la mascherina protettiva lavabile e riutilizzabile Ambimed, unica nel suo genere. Si tratta infatti della sola mascherina chirurgica lavabile prodotta in Italia che è stata sottoposta con successo ai test di efficienza di filtrazione e di respirabilità.
Il rapporto del Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze ha certificato che la mascherina lavabile Ambimed presenta un’ottima efficienza di filtrazione (almeno il 96%) per tutte le classi dimensionali fino a 0,3 micron.
Inoltre, il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali (DICAM) dell’Università di Bologna, ha dimostrato, a seguito delle prove effettuate come indicato dallo standard EN 14683:2019, che il prodotto rispetta i requisiti di respirabilità dello standard stesso.
La mascherina Ambimed resiste fino a 10 lavaggi in lavatrice, è prodotta in Italia e favorisce la nostra economia e non quella di altri paesi.
E’ venduta in un kit che comprende 5 mascherine, con un prezzo al pubblico proposto di € 19,90. Ciò significa che una mascherina costa meno di 4 euro e una persona può tutelare la propria salute con un costo giornaliero 40 centesimi, inferiore quindi al prezzo calmierato dal Governo per le mascherine chirurgiche.
Infine vi siete mai chiesti dove finiscono i miliardi di dispositivi di protezione usa e getta che usiamo quotidianamente? L’utilizzo di una mascherina lavabile riduce drasticamente l’impatto ambientale generato dall’utilizzo delle mascherine monouso.