Legionellosi

Data pubblicazione: 21/08/2020 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Dott. Francesco Spinazzola (infettivologo)

Legionellosi

Negli ultimi anni l’interesse generale è stato indirizzato versoil Covid. Lo stesso interesse in effetti è sembrato diminuire nei riguardi delle altre malattie.

Questa sottovalutazione delle patologie più comunemente prevalenti potrebbe essere pericolosa? Molto probabilmente sì.

Prendiamo per esempio una delle malattie respiratorie potenzialmente letali che sono in circolazione: la legionellosi provocata dal batterio Legionella pneumophila. Questi microorganismi per l’appunto sono dei batteri Gram-negativi, patogeni intracellulari, il cui sierotipo 1 è la causa più comunemente riportata di infezioni nell'uomo In tutto il mondo. Le infezioni da Legionella possono presentarsi nella maggior parte dei casi come una malattia simil-influenzale lieve e autolimitante chiamata febbre di Pontiac. In alcuni casi, specie in presenza di fattori di rischio, come l’età avanzata, il tabagismo, condizioni di immunodepressione di vario genere, possono essere una causa importante di polmonite acquisita in comunità e nosocomiale: la malattia del legionario. I sintomi si verificano in genere da 2 a 10 giorni dopo esposizione al patogeno e possono assumere un decorso clinico vario e ingravescente. Tipica l’insufficienza respiratoria acuta, caratterizzata da valori di pressione di ossigeno nel sangue molto bassi e da localizzazioni polmonari di vario tipo, infiltrati, addensamenti, interstiziopatia, versamenti pleurici. Possono associarsi sofferenze di altri organi e apparati in un quadro di tipo settico. Classico è l’interessamento cerebrale determinato da una tossina, più che da una localizzazione vera e propria d’organo. Se curata per tempo con gli antibiotici giusti, macrolidi, chinolonici, rifampicina ecc. generalmente tende a risolvere.

La prevenzione risiede nell’evitare l’esposizione a luoghi umidi e caldi, in cui tali batteri possono proliferare, come ad esempio impianti di aria condizionata in cui non si è proceduto alla periodica revisione e pulizia dei filtri; le docce in cui non sia fatta circolare acqua a temperature superiori ai 50-60 gradi (optimum di temperatura per lo sviluppo di colonie di legionella sono infatti 40 gradi o poco più); terreni sede di recenti sterri in cui avvengano rivolgimenti e stagnazioni di acque; ambienti o edifici interi abbandonati e rioccupati con servizi igienici parzialmente fuori uso; torri di raffreddamento di impianti industriali. Lo spunto per questa semplice disquisizione mi viene dalla recentissima notifica di un caso post lockdown ricoverato in un ospedale romano di cui al seguente link 

Fonte:

Eurosurveillance Legionella pneumonia.

Io stesso ricordo nella mia carriera di essermi interessato con successo in anni giovanili nel riconoscimento diagnostico e nel trattamento di un focolaio epidemico avvenuto fra gli artisti, pittori e scultori che soggiornavano nell’Istituto Danese di Cultura a Villa Borghese di Roma.

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