Le autorità egiziane stanno intensificando le repressioni in vista delle elezioni presidenziali che si terranno tra 2 settimane, dal 10 al 12 dicembre, poiché la situazione economica e finanziaria del paese rimane molto complicata. Non vengono presi di mira solo dissidenti e critici, ma persino i manifestanti pacifici che si mobilitano a sostegno di cause "approvate" dal governo, se si discostano da regole rigide, si trovano ad affrontare le conseguenze di un regime deciso a sopprimere la maggior parte delle forme di attività politica pubblica. Secondo Amnesty International, negli ultimi due mesi, le autorità egiziane hanno arrestato e interrogato almeno 196 persone per aver diffuso "fake news" e per aver preso parte ad attività politiche non autorizzate. In particolare, sono sotto processo il candidato presidenziale Ahmed Altantawy e i membri della sua campagna elettorale, così come coloro che condividono video di proteste sui social media. La cosa più preoccupante, tuttavia, è che anche i manifestanti filo-palestinesi, che si sono discostati dalla retorica di approvazione del governo o si sono radunati in aree non designate per le manifestazioni nei governatorati del Cairo, Giza e Alessandria, stanno affrontando procedimenti giudiziari. È preoccupante che, in almeno due occasioni uomini in borghese, senza distintivi di polizia e gradi, siano stati visti picchiare folle di persone, che può essere letto come un segnale che le autorità temono di perdere il controllo della folla.