Le differenze tra emergenza e crisi: un’analisi degli esempi storici

Data pubblicazione: 02/08/2023
Categoria: News - Autore: Sante De Santis

Le differenze tra emergenza e crisi: un’analisi degli esempi storici

La globalizzazione offre indubbi benefici ma, al contempo, è fonte di numerosi problemi. Accanto alla condivisione planetaria di conoscenze, saperi, alla facilità con cui avvengono gli scambi commerciali e i movimenti di persone, molto spesso si assiste alla rapida diffusione di criticità che da locali diventano mondiali, dando così luogo a quella che è stata definita la società del rischio o dell’emergenza perenne. Al fine di descrivere questa situazione, a livello mediatico, ma non solo, si è soliti usare indistintamente i termini "crisi" ed "emergenza" che, invece, vanno tenuti separati poiché rimandano a significati diversi.

Vediamo insieme le differenze:

Emergenza - indica un evento improvviso capace di provocare danni alla salute e alla sicurezza dell’uomo nonché all’integrità dell’ambiente. Benché repentina ed inaspettata, l’emergenza fa riferimento a condizioni note e dalle cause ben chiare che, pertanto, possono essere gestite in modo ottimale per mezzo di piani predisposti in anticipo e l’utilizzo, fino ad una certa soglia critica, delle risorse disponibili. La risposta all’emergenza deve essere rapida ed immediata e, solitamente, vede il coinvolgimento di un numero limitato di attori (a tal riguardo, il recente standard ISO 31030 prevede che le aziende debbano dotarsi di uno specifico team al quale affidare la gestione delle emergenze durante le trasferte di lavoro all’estero).

Crisi - sebbene non vi sia una definizione certa ed univoca, la crisi viene generalmente intesa come un momento di intensa difficoltà che minaccia di distruggere l’equilibrio di un individuo o di un sistema, sociale o istituzionale che sia. Ciononostante, a seconda dei casi, la crisi può ricevere una connotazione finanche positiva, ossia legata all’idea che dall’abbattimento del vecchio sistema possa sorgere una nuova situazione di equilibrio e ordine.

Una crisi o progredisce gradualmente, o deflagra in modo improvviso, magari a seguito della cattiva gestione di una emergenza. Tuttavia, di solito le cause che provocano una crisi sono difficilmente individuabili poiché entrano in gioco molteplici fattori sia endogeni che esogeni. Non a caso, la crisi viene descritta come un sistema complesso e caotico che non permette di stabilire una precisa relazione tra cause ed effetti.

A differenza dell’emergenza, la risposta alla crisi non può essere effettuata attraverso procedure di routine e l’impiego delle risorse disponibili, ma necessita di programmi di prevenzione e pianificazione che prevedano soluzioni strutturate di lungo periodo che si adattino alla specifica situazione di riferimento.

In linea esemplificativa, le crisi possono essere ricondotte a fenomeni:

  • sociopolitici;
  • ambientali;
  • informatici;
  • sanitari;
  • economici;
  • terroristici.

Nel migliore dei casi, la crisi può terminare o tornare alla condizione di emergenza (ma solo quando è da questa generata), mentre a volte può degradare verso la catastrofe, che rappresenta la sua massima espressione. La catastrofe (o disastro) deriva da un evento improvviso (di solito una calamità naturale) e molto dannoso che produce un completo mutamento di stato. Il fatto che un avvenimento possa o meno essere annoverato nella categoria della catastrofe dipende dalle conseguenze che provoca, al di là della sua intensità.

Crisi ed emergenze: uno sguardo storico

Nel corso della storia l’uomo ha cercato di contrastare insidie e pericoli attraverso l’adozione di comportamenti via via più razionali, in particolare a partire dal XX secolo tra gli Stati occidentali, nella elaborazione di piani di gestione del rischio sempre più complessi e dettagliati.

Negli Stati Uniti, per esempio, inizialmente i piani contemplavano solo pochi e specifici rischi (in particolare incendi ed eventi atmosferici), per poi espandersi nella seconda metà del secolo scorso in molti altri ambiti. Tuttavia, nel XXI secolo il modello statale centralizzato di gestione del rischio è diventato anacronistico, poiché crisi ed emergenze, oltre ad aumentare in frequenza e in intensità, sono divenute globali e, quindi, affrontabili solamente mediante la più ampia collaborazione internazionale.

In tal senso, l’evento spartiacque è rappresentato dagli attentati dell’11 settembre 2001, quando un gruppo di terroristi legati alla formazione radicale islamica di Al-Qaeda ha effettuato attacchi suicidi contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti, provocando la morte di circa 3000 persone e innescando una crisi securitaria mondiale con cui siamo alle prese ancora oggi. Oltre a questo, gli attacchi del 2001 hanno spinto i decisori statunitensi a adottare un nuovo modello di gestione delle emergenze che, tra le altre cose, ha previsto la creazione del Dipartimento della Sicurezza Interna (Department of Homeland Security) e l’aumento di fondi (fino al 75% del totale) per la lotta al terrorismo. Lo sbilanciamento nella distribuzione delle risorse è stato una delle principali cause che, nel 2005, ha portato alla disastrosa gestione dell’uragano Katrina, rivelatosi tra i più distruttivi della storia degli Stati Uniti (oltre 1800 morti e danni ingenti, in particolare nella parte sudorientale del Paese). Le altre cause possono essere rintracciate nella predisposizione di piani superficiali, nella sottovalutazione degli appelli lanciati da alcuni centri meteorologici statunitensi e nel mancato coordinamento tra le autorità statali e federali, che in seguito si sono scambiate pesanti accuse. Secondo quanto affermato da S. Milašinović, il fatto che l’uragano Katrina sia stato definito in modi differenti ("crisi" dal governo federale e "catastrofe" dalla popolazione locale) mette in luce come l’interpretazione degli eventi abbia un valore relativo, spesso legato ad interessi di parte, e sia frutto di una costruzione sociale.

Il problema del preciso inquadramento dei fenomeni all’interno delle diverse categorie di crisi, emergenza e catastrofe è emerso anche in riferimento alla recente pandemia da Covid-19, che ha avuto il suo epicentro in Cina per poi espandersi rapidamente a livello globale, dove a fronte di oltre 750 milioni di casi vi sono stati circa 7 milioni di decessi. Nonostante la ciclicità e, quindi, la relativa prevedibilità delle pandemie, quella da Covid-19, dopo una iniziale fase emergenziale, si è trasformata in una vera e propria crisi, con conseguenze, oltre che sanitarie, di carattere:

  • politico (marginalità del parlamento e rafforzamento dell’esecutivo);
  • socioeconomico, in quanto nel 2020 il Pil mondiale è diminuito di oltre il 3% e la disoccupazione ha coinvolto fino a 25 milioni di persone in più del previsto, aggravando ulteriormente le già elevate disuguaglianze sociali;
  • criminale (benché a causa delle restrizioni alla libertà di movimento il numero dei reati sia diminuito quasi ovunque, le organizzazioni criminali mondiali si sono adattate rapidamente alla nuova situazione, modificando le modalità attraverso cui trafficare e vendere le sostanze stupefacenti e, in particolare nelle zone povere, fornendo alla popolazione locale beni di prima necessità).

Malgrado le specifiche peculiarità e le oggettive difficoltà poste dalla pandemia da Covid-19, non possono essere sottaciuti gli errori che, complessivamente, i governi hanno commesso nella gestione della crisi, riassumibili nell’assenza di piani pandemici aggiornati, in una comunicazione non sempre chiara e coerente e nel mancato coordinamento tra le parti coinvolte, a cui occorre aggiungere, in particolare per alcuni Paesi come l’Italia, le criticità strutturali della sanità pubblica.

Affinché in futuro si possano garantire più elevati standard di gestione delle crisi, è fondamentale che l’azienda si prepari con largo anticipo tramite un’attenta pianificazione caratterizzata da procedure precise, ruoli ben definiti e simulazioni continue ed accurate. Una sfida, questa, che potrà essere affrontata efficacemente solo mediante il coinvolgimento di esperti come Ambimed. Le competenze e le professionalità dei nostri consulenti permettono di mappare e pianificare le azioni di mitigazione utili a prevenire o risolvere le crisi di domani.


 

Fonti:

S. Milašinović, Ž. Kešetović, Crisis and crisis management: a contribution to a conceptual & terminological delimitation, Megatrend Review, vol. 5 (1) 2008

Omega News

P. Trancu, Lo Stato in crisi. Pandemia, caos e domande per il futuro, FrancoAngeli, 2021

Il Sole 24 Ore

A. Lo Calzo, Interazioni tra dimensione sovranazionale e dimensione nazionale nella produzione normativa: tra crisi “endemiche” e nuove emergenze, in Osservatorio sulle fonti, n. 2/2022

H. Al-Dahash, M. Thayaparan, U. Kulatunga, Understanding the terminologies: Disaster, crisis and emergency, Association of Researchers in Construction Management (ARCOM), Manchester 05 - 07 Sep 2016 pp. 1191-1200

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