La rabbia nel mondo e l’impossibilità di eradicarla

Data pubblicazione: 25/08/2022
Categoria: News - Autore: Edoardo Zanini

La rabbia nel mondo e l’impossibilità di eradicarla

La rabbia è una zoonosi, una malattia trasmessa da animali, che colpisce il sistema nervoso centrale dei mammiferi. Ha un impatto notevole sulla sanità pubblica perché non esiste a oggi una terapia dopo la comparsa dei sintomi. Le uniche armi a disposizione contro questa patologia sono il vaccino (pre e post esposizione) e le immunoglobuline somministrate dopo il morso dell’animale infetto.

Le stime attuali suggeriscono che la rabbia causi almeno 55.000 morti nel mondo ogni anno, di cui la maggior parte si trova in Asia (56%) e in Africa (44%) particolarmente nelle aree rurali. La maggior parte dei decessi nell’uomo (99%) è conseguente al morso di un cane infetto e vittime dei morsi di cane sono, tra il 30% e il 60%, bambini al di sotto dei 15 anni. Inoltre, oltre 10 milioni di persone ogni anno vengono sottoposte a trattamento post-contagio a seguito di esposizione ad animali sospetti rabidi.

La malattia è provocata da un lyssavirus, un virus della famiglia Rhabdoviridae. La trasmissione avviene con il contatto con la saliva di animali infetti (domestici e selvatici): quindi in seguito a morsi, ferite, graffi, essere leccati in prossimità di cute danneggiata e di mucose. Esistono sporadici casi collegati ad altre vie di trasmissione, infatti le modalità di infezione sono tuttavia ancora da definire, in quanto la trasmissione aerea e alimentare sono teoricamente possibili. La malattia ha un periodo d’incubazione che può variare da alcuni giorni fino ad anni. Mediamente, però, la sintomatologia si manifesta in un intervallo di tempo che va da 3 a 8 settimane.

Subito dopo l’infezione, il virus della rabbia entra in una fase di eclissi durante la quale non è facilmente identificabile. Dopo un periodo che può variare da alcuni giorni a mesi, il virus raggiunge i nervi periferici e da qui il sistema nervoso centrale (SNC). A questo punto, il virus si ritrova nel tessuto nervoso, nelle ghiandole salivari, nella saliva e nel liquido cefalorachidiano. Nell’uomo la rabbia provoca paresi o paralisi, convulsioni. Senza interventi terapeutici la morte sopraggiunge in circa 6 giorni, di solito per paralisi respiratoria.

Diffusione della rabbia

Il virus della rabbia è presente in tutti i continenti, fatta eccezione per l’Antartide. In alcuni Paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America centrale e meridionale la fonte principale di rischio è data dalla presenza della malattia nei cani domestici. In Europa, dove il numero di casi di rabbia negli animali è sensibilmente diminuito nel corso degli ultimi 10 anni, il serbatoio principale (il 70% di tutti i casi) è costituito da animali selvatici, in particolare la volpe rossa.

L’Italia attualmente è indenne da rabbia. L’ultima epidemia, dopo quasi 13 anni di assenza e correlata alla situazione epidemiologica nelle vicine Slovenia e Croazia, ha interessato dall’autunno 2008 al febbraio 2011 il nord-est italiano, in particolare il Friuli-Venezia Giulia, la provincia di Belluno e le province di Trento e Bolzano. Per contrastare questa epidemia sono state effettuate numerose campagne di vaccinazione orale delle volpi, che hanno permesso l’eradicazione della malattia dal territorio. Dopo due anni di prosecuzione delle campagne vaccinali, previste dalla normativa internazionale, e in assenza di nuovi casi, il nostro Paese ha riottenuto lo stato di indennità nel 2013.

Cosa fare in caso di morso

In caso di morso di un animale possibilmente infetto da rabbia è utile fare una serie di passaggi per evitare un possibile contagio. Innanzitutto, è opportuno individuare l’animale che ha sferrato il morso e capire se è infetto.

Immediatamente dopo il morso, è necessario:

  • lavare accuratamente la ferita sotto acqua corrente;
  • disinfettare bene la ferita;
  • lasciare la ferita aperta: l’eventuale cucitura potrebbe facilitare l’entrata del virus nelle terminazioni nervose;
  • cercare immediata assistenza medica.

Successivamente, in caso di situazione ad alto rischio è necessario recarsi in un Centro Medico entro le 72 ore dal morso. Si procederà infatti alla somministrazione delle immunoglobuline.

Un altro strumento utilizzato per i casi sospetti di rabbia è la somministrazione del vaccino dopo la trasmissione, che è in grado di ridurre drasticamente gli effetti negativi della malattia. In assenza di precedente immunizzazione primaria verranno prescritte cinque dosi di vaccino, la prima dose viene somministrata all’inizio del trattamento (eventualmente in concomitanza della somministrazione di immunoglobuline), seguita da ulteriori quattro dosi, fornite 3, 7, 14 e 30 giorni dopo la prima iniezione. In caso di precedenti vaccinazioni saranno necessarie due sole dosi (senza immunoglobuline), la prima all’inizio del trattamento, seguita da una seconda dose da tre a sette giorni dopo.

Eradicazione della rabbia

Le azioni volte all’eradicazione della rabbia sono molteplici. Per ultima in ordine cronologico, l'India ha dato il via alla Giornata mondiale della rabbia lanciando il suo nuovo “National Action Plan for dog Mediated Rabies Elimination (NAPRE)” che ha come obiettivo quello dell’eradicazione della rabbia trasmessa dai cani infetti entro il 2030. L’india conta circa il 36% dei decessi per rabbia umana nel mondo trasmessa dai cani.

In Italia, come detto, le attività di prevenzione sono incentrate principalmente sulla vaccinazione preventiva degli animali domestici, sulla lotta al randagismo e su altri provvedimenti finalizzati a impedire contatti a rischio con le popolazioni selvatiche.

Tuttavia, l’eradicazione della rabbia non è affatto un processo facile, tanto che in molti pensano sia quasi impossibile. Infatti, nonostante le ottime premesse fatte, spesso si viene a che fare con la realtà che dimostra che ci siano numerosi ostacoli che ci separano da questo obiettivo. Innanzitutto, i problemi sono legati alla cooperazione tra i vari enti, Ogni organizzazione ha un metodo e un approccio radicalmente diverso. Non è sempre facile identificare la radice del problema. Ad esempio, i fattori specifici che facilitano la trasmissione della rabbia in un paese spesso non si applicano a un altro. È importante inquadrare i problemi a un livello più alto, stabilendo regole procedurali di base che valgano per tutti.

Per identificare efficacemente gli ostacoli specifici alla lotta contro la rabbia in un paese, è fondamentale coordinare e condividere i dati tra i settori della salute umana, animale, vegetale e ambientale, come la raccolta sistematica di dati e la gestione delle indagini sulla popolazione canina, il numero di casi sospetti e confermati di rabbia canina e umana, densità di popolazione di cani umani e statistiche sulle vaccinazioni. Tuttavia, la condivisione dei dati fa emergere problemi relativi alla privacy.

Infine, c’è un aspetto prettamente logistico, è chiaramente molto complicato individuare e testare tutti gli animali possibilmente infetti in ogni area geografica del mondo.

Fonti:

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