Indicazioni e chiarimenti sulla terza dose del vaccino Covid-19
Data pubblicazione: 25/11/2021 - Ultimo aggiornamento: 28/05/2022
Categoria: News - Autore: Mattia Marte
La stagione invernale si avvicina e da più parti giungono appelli, più o meno emergenziali, ad eseguire la terza dose.
Per chi è indicata?
Il razionale dell’indicazione alla terza dose è duplice: temporale e clinico.
Il criterio clinico è quello che, prevalentemente, governa il concetto di dose “addizionale”. La dose addizionale può essere effettuata a partire dal ventottesimo giorno dall’ultima somministrazione. Essa è indicata in soggetti con dei deficit del sistema immunitario per i quali si ritiene che la stimolazione data dalle sole due dosi non sia sufficiente a creare una risposta immunitaria che possa proteggere dall’infezione. In questo quadro rientrano numerose condizioni cliniche quali ad esempio l’HIV non in trattamento (o in trattamento non efficace), condizioni di immunosoppressione per presenza di patologie oncologiche e relative terapie, terapie immunosoppressive per patologie autoimmuni, immunodeficienze congenite.
L’indicazione basata sul criterio temporale si fonda sull’evidenza, ormai sempre più forte scientificamente parlando, che intorno ai 6 mesi i livelli degli anticorpi anti Sars-CoV-2 inizino a scendere in maniera marcata.
Pur non essendo né nota una “soglia minima” di titolo anticorpale che rende “protetti” dall’infezione né siano presenti dati certi sul ruolo dell’immunità cellulo-mediata, sicuramente un elevato titolo anticorpale rende meno probabile l’infezione in maniera non trascurabile e riduce sicuramente il rischio di ospedalizzazione e complicanze gravi.
Oltre i 150 giorni dall’ultima somministrazione (intendendo la seconda dose per chi ha effettuato il ciclo vaccinale completo e l’unica dose per chi ha avuto la malattia) risulta pertanto indicato un “richiamo” dell’immunità, quella che viene definita dose “booster”, per aumentare il livello di protezione.
Questa dose “booster” è indicata in tutti i soggetti (attualmente over-40) che abbiano superato i cinque mesi dall’ultima somministrazione, ma è fortemente raccomandata per gli operatori sanitari sia perché tra i primi ad essere stati vaccinati, sia perché impiegati in strutture ad elevato rischio di contagio.
È particolarmente indicata inoltre nei soggetti anziani (per una naturale immunodepressione conseguente all’età ed alla maggior propensione allo sviluppo di complicanze gravi) o in coloro che abbiano comorbidità che espongono ad un rischio di complicanze gravi in caso di contagio da Sars-CoV-2 come, ad esempio, patologie respiratorie e diabete.
Attualmente in Italia questa dose “booster” si effettua esclusivamente con vaccini a mRNA (quindi Pfizer e Moderna) indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato precedentemente. È utile far notare che anche i soggetti vaccinati con il vaccino monodose Johnson & Johnson (Janssen) effettueranno una sola dose di booster a mRNA.
La tempistica della dose “booster” è invece leggermente diversa per i vaccinati all’estero con vaccini non approvati dall’EMA (Sputnik V, Sinovax…): da alcune settimane è possibile, a partire dal 28esimo ed entro i 180 giorni dall’ultima somministrazione, effettuare una singola dose booster che consentirà anche il rilascio del Green Pass. Oltre i 180 giorni per i vaccinati con questi vaccini sarà necessario effettuare un ulteriore ciclo vaccinale (pertanto due dosi dei vaccini prodotti da Pfizer o Moderna).