Il rischio da esposizione ai campi elettromagnetici
Data pubblicazione: 10/05/2023
Categoria: News - Autore: David Shaholli
Campi Elettromagnetici
I campi elettromagnetici (CEM) sono generati da qualsiasi dispositivo, macchinario o impianto che trasmetta o utilizzi energia elettrica. Questi possono essere presenti ovunque, dalle reti elettriche alle radio, dalle televisioni ai telefoni cellulari, dai forni a microonde ai forni a induzione per la fusione di metalli, dai dispositivi di imaging medico come le risonanze magnetiche, alle saldature ad arco, ai parchi eolici e fotovoltaici. Comprendono in particolare le radiofrequenze (RF), le microonde (MO), le cosiddette ELF (radiazioni a frequenze estremamente basse) e i campi elettrici e magnetici statici.
Effetti dei campi elettromagnetici
Gli effetti dei campi elettromagnetici si possono distinguere in due grandi gruppi: effetti diretti e indiretti.
Gli effetti diretti (con insorgenza a livelli di esposizione superiori al Livello d’Azione) derivano da un’interazione diretta dei campi con il corpo umano; sono immediatamente riscontrabili e possono provocare nausea, aumento della temperatura corporea ed effetti su nervi, muscoli o organi sensoriali.
Gli effetti indiretti (con insorgenza a livelli di esposizione molto inferiori ai Livelli d’Azione), invece, possono generare:
- Interferenze con attrezzature o dispositivi elettronici;
- Interferenze con dispositivi medici (ad esempio pacemaker, defibrillatori, protesi articolari);
- Inneschi involontari di detonatori, incendi o esplosioni;
- Effetti su schegge metalliche, tatuaggi, body piercing;
- Scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto.
Alcuni effetti possono comparire immediatamente (aritmie, malfunzionamento pacemaker, contrazioni muscolari), altri possono manifestarsi a distanza di tempo.
Gli effetti dei CEM possono essere acuti o cronici, in base ai tempi di esposizione e all’intensità:
- “acuti” o immediati, dovuti ad una esposizione in un breve intervallo di tempo, di media-alta intensità;
- “cronici” o ritardati, dovuti ad un’esposizione di bassa intensità in un periodo di tempo lungo.
Valutazione del rischio da CEM
Poiché l’introduzione massiccia dei sistemi di telecomunicazione e dei sistemi di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica ha posto all’attenzione la problematica della valutazione di questo rischio, ci sono alcune preoccupazioni sulla possibile esposizione ai CEM e sui loro effetti sulla salute.
La maggior parte degli studi scientifici condotti finora non ha dimostrato un legame diretto tra l'esposizione ai CEM e l’insorgenza di malattie, poiché non ci sono prove convincenti di effetti nocivi sulla salute umana (al di sotto dei livelli di esposizione raccomandati); tuttavia, questi studi hanno evidenziato l’esistenza di effetti sulla salute di tipo deterministico, di cui cioè esiste, ed è stata definita, una soglia di insorgenza, e la cui gravità può variare in funzione dell’intensità dell’esposizione. Fra questi vi sono, ad esempio, i danni a carico dell’apparato riproduttivo, del sistema immunitario, dell’apparato cardiocircolatorio, dell’apparato visivo e, per esposizioni croniche, le manifestazioni comportamentali, in particolare nella sfera dell’apprendimento e nella performance dell’esecuzione dei compiti appresi.
Ancora incertezze esistono, invece, sulla capacità dei campi elettromagnetici di indurre danni di natura stocastica, quali l’insorgenza di forme cancerogene. Solo per esposizioni durature a campi ad alta intensità e bassa frequenza (come ad esempio le esposizioni a CEM da elettrodotti), alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato un maggiore rischio.
Cosa dice la normativa?
È importante verificare, nell’ambito della valutazione dei rischi, quali siano i lavoratori professionalmente esposti a CEM, per i quali saranno valevoli i livelli di azione contenuti nel D. Lgs. 81/08, e quali lavoratori siano da considerarsi “popolazione generale”; per questi ultimi saranno da rispettare i normali livelli raccomandati dal Consiglio Europeo del 12 luglio 1999.
La legge n° 36 del 22 febbraio 2001 (“Legge Quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi magnetici, elettrici ed elettromagnetici”) definisce i lavoratori e le lavoratrici esposti a CEM come coloro i quali, per la loro specifica attività svolta, sono esposti a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.
Inoltre, ad essa si associano i due DPCM che precisano i concetti espressi nella legge stabilendo delle prescrizioni aggiuntive valide solo per la popolazione generale e per due particolari classi di sorgenti: gli elettrodotti e le sorgenti riconducibili ai sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi.
Ai lavoratori considerati non esposti professionalmente dovranno essere applicati i valori limite valevoli per la popolazione generale. I valori limite per la popolazione garantiscono in generale l’assenza di effetti sull’organismo di qualsiasi soggetto esposto, a meno che non siano presenti controindicazioni specifiche che devono essere segnalate o dal produttore del dispositivo elettronico impiantato, o dal costruttore di specifici apparati potenzialmente interferenti con i dispositivi elettronici impiantati, (es. varchi magnetici, cellulari ecc.). I valori limite specificati per la popolazione generale assumono dunque rilevanza anche nei luoghi di lavoro, in relazione a tutti gli addetti non professionalmente esposti, anche in riferimento ai soggetti particolarmente sensibili al rischio. Per questo motivo è importante attuare una “zonizzazione” delle sorgenti di campo elettromagnetico, considerando sia i livelli di riferimento per la popolazione che i quelli per i lavoratori.
Tuttavia, la norma non riguarda la protezione da eventuali effetti a lungo termine, per i quali non ci sono ancora dati scientifici conclusivi che dimostrino un nesso di causalità.
Compiti del datore di lavoro
Il datore di lavoro deve ad ogni modo valutare il rischio ed eventualmente verificare il rispetto della normativa vigente da parte dell’esercente della sorgente, anche avvalendosi di organi preposti al controllo. Inoltre, il Dlgs 81/08 prescrive le norme per la protezione da alcune tipologie di effetti indiretti, quali l’interferenza elettromagnetica con attrezzature e dispositivi medici elettronici (compresi pacemaker e altri dispositivi impiantabili), l’effetto propulsivo di apparecchi ferromagnetici all’interno di intensi campi magnetici statici, l’innesco di elettro-detonatori ed il rischio incendio per scintille provocate dalla presenza dei CEM nell’ambiente (art. 209, comma 4, lettera d).
Per ridurre al minimo il rischio di esposizione ai CEM il datore di lavoro deve:
- Far adottare attrezzature che emettano campi elettromagnetici di intensità inferiore;
- Ridurre il tempo di esposizione del lavoratore ad attività lavorative con livelli rilevanti di esposizione a CEM;
- Fornire DPI adeguati.
Inoltre, è consigliabile mantenere una distanza di sicurezza da apparecchiature elettriche ad alta tensione e limitare il tempo di utilizzo di dispositivi come telefoni cellulari e computer portatili. In ogni caso, è importante prestare attenzione alle linee guida e alle normative locali per la sicurezza dei CEM.
In generale, la maggior parte delle fonti di CEM a cui siamo esposti quotidianamente (come Wi-Fi, cellulari e altri dispositivi) non emettono livelli di radiazione che sono considerati pericolosi per la salute. In effetti, i livelli di CEM a cui siamo esposti quotidianamente sono generalmente molto al di sotto dei limiti di esposizione raccomandati dalle organizzazioni sanitarie internazionali, come l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
Tuttavia, ci sono alcune preoccupazioni riguardo all'esposizione a lungo termine a CEM di intensità elevata, come quelle che possono verificarsi in alcune occupazioni, come gli operatori di stazioni radio e i lavoratori delle telecomunicazioni. In questi casi, possono essere necessarie precauzioni aggiuntive per minimizzare l'esposizione.
Fonti:
https://www.portaleagentifisici.it/fo_campi_elettromagnetici_valutazione.php?lg=IT
https://www.sicurezzascanavino.it/News/186/Analizziamo-i-Rischi---Il-rischio-Campi-Elettromagnetici