Foggia: casi di Trichinella nell'uomo causata dall'ingestione di carne
Data pubblicazione: 18/05/2023
Categoria: News - Autore: Margherita Pernich
Nei primi giorni di marzo 2023 nella provincia di Foggia sono stati accertati 5 casi di Trichinosi e altri 5 casi sono risultati sospetti. Le condizioni di salute delle persone coinvolte erano buone e hanno svolto cure farmacologiche presso il loro domicilio. Dalle indagini fatte emerge che probabilmente il contagio sia legato all’ingestione di carne di cinghiale. L’ASL di competenza si è prontamente attivata per verificare l’origine del parassita ma i controlli svolti dai Medici Veterinari della Asl di Foggia alle macellerie locali non hanno riscontrato alcun caso di positività tra i campioni di carne prelevati.
L’epidemia di trichinellosi di Foggia non è il primo caso in Italia, come riportato da Ministero della Salute “Dagli anni Cinquanta fino al 2018, sono state documentate 1.525 infezioni da Trichinella nell’uomo verificatisi nel corso di 36 epidemie. Nello stesso periodo sono stati diagnosticati in Italia circa 60 casi singoli di trichinellosi per lo più causati da carni infette consumate all’estero con conseguente sviluppo della malattia in Italia. Non sono stati documentati decessi”.
Nel rapporto One-Health sulle zoonosi nell'Unione europea del 2020 viene riferita in Italia una contrazione delle notifiche per tutte le malattie soggette a sorveglianza ad eccezione della trichinellosi, yersioniosi e dei casi di infezione da virus West Nile. L’aumento delle notifiche di trichinellosi, passate da 10 a 79 casi tra il 2019 e il 2020, è dovuto al verificarsi di un vasto focolaio epidemico associato al consumo di cacciagione.
Nel rapporto One-Health sulle zoonosi nell'Unione europea del 2021, invece, si nota un aumento del numero dei casi confermati di tutte le zoonosi sottoposte a sorveglianza, ad eccezione della trichinellosi; infatti, non è stato riportato nessun caso nel 2021.
La Trichinella è un parassita su cui in Italia si effettua sorveglianza e questo significa che viene testata la presenza di larve del parassita durante la macellazione di suini ed equini.
Dai dati della relazione annuale del Piano Nazionale Integrato (PNI) 2019 per la prevenzione e il controllo delle trichine, si osserva che durante tuttti i controlli svoltisi sugli esemplari di suini macellati, sugli equini macellati e sui cinghiali da allevamento macellati, non sono state riscontrate larve appartenenti al parassita; invece, tra i cinghiali abbattuti per la caccia, alcuni sono risultati positivi per Trichinella.
Per quanto riguarda la fauna selvatica, al momento in Italia non è in vigore un piano nazionale di monitoraggio, e solamente alcune Regioni attuano piani di monitoraggio attivo e/o passivo degli animali selvatici.
La trichinellosi o trichinosi è una malattia dovuta ai parassiti del genere Trichinella.
Nel genere Trichinella sono attualmente riconosciute nove specie e tre genotipi, di cui la maggior parte sono state riscontrate nell’uomo e le restanti sono considerate potenzialmente patogene
La specie di Trichinella più patogena per l’uomo è T. spiralis.
Questo parassita può infettare diversi mammiferi come maiali, volpi, cinghiali, cani, gatti, uomo ma anche uccelli e rettili. La trasmissione avviene solamente per via alimentare, ovvero tramite l’ingestione di carni crude o poco cotte infette, quindi contenenti le larve del parassita. Non è possibile la trasmissione interumana.
La gravità dell’infezione può variare a seconda della dose di larve ingerite. Le larve, una volta ingerite, superano i succhi gastrici dell’ospite e, a livello dell’intestino tenue, penetrano nell’epitelio intestinale e li si sviluppano fino allo stadio adulto. Le femmine adulte, una volta raggiunta la maturità sessuale e dopo la fecondazione, generano nuove larve che sono in grado di muoversi attraverso il nostro sistema linfatico prima e circolatorio poi, per arrivare ai muscoli striati e li incistarsi.
La patologia può decorrere in modo asintomatico o dare casi anche gravi.
La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea, che è presente in circa il 40% degli individui infetti, dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre.
Nel 70% dei casi si riscontra eosinofilia, spesso accompagnata da leucocitosi e aumento degli enzimi muscolari.
Per la conferma sono necessari i criteri clinici ma anche altri esami di laboratorio quali la risposta anticorpale specifica a Trichinella spp. rilevata da IFA, ELISA o Western blot o la presenza di larve di Trichinella nel tessuto muscolare striato ottenuto mediante biopsia.
La terapia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) prevede la somministrazione di antielmintici associati ad antiinfiammatori.
Le norme per la prevenzione riportate dall’Istituto superiore di Sanità (ISS) sono:
- consumare la carne ben cotta, in modo che le eventuali larve presenti vengano inattivate o distrutte dal calore (è sufficiente 1 minuto a 65°C);
- La selvaggina e i maiali macellati a domicilio devono essere esaminati da un veterinario per determinare l'eventuale presenza delle larve del parassita nelle carni;
- se non è noto se la carne è stata sottoposta a esame trichinoscopico, è bene congelarla per almeno 1 mese a -15°C: un congelamento prolungato, infatti, uccide le larve;
- nel caso si allevino maiali, impedire che mangino la carne cruda di animali, anche ratti, che potrebbero essere stati infestati dal parassita;
- quando si macella la propria carne in casa, pulire bene gli strumenti;
- salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l'uccisione del parassita.
Fonti:
Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva
https://www.epicentro.iss.it/trichinella/
https://www.epicentro.iss.it/zoonosi/epidemiologia-europa
https://www.epicentro.iss.it/tossinfezioni/rapporto-efsa-ecdc-zoonosi-ue-2020