Endometriosi: definizione, sintomi e trattamento

Data pubblicazione: 16/03/2023
Categoria: News - Autore: Marta Marchetti

Endometriosi: definizione, sintomi e trattamento

Generalità

L’endometriosi è una patologia caratterizzata dalla presenza di endometrio, ossia la mucosa che riveste lo strato interno della cavità uterina, in una sede diversa da quella fisiologica. La presenza di questi focolai endometriali anomali causa un’infiammazione cronica degli organi genitali femminili e del peritoneo pelvico.
L’endometriosi è una malattia ormono-dipendente che si sviluppa in età fertile e che migliora durante la gravidanza, la menopausa o in corso di terapia estroprogestinica, ossia in tutte le situazioni in cui si riduce lo stimolo dell’endometrio causato dagli estrogeni.

L'endometrio mantiene le proprie caratteristiche anche quando si trova in sedi diverse da quella della cavità uterina. Infatti, in seguito alla fisiologica stimolazione ormonale che avviene durante il ciclo mestruale, si ispessisce per sfaldarsi successivamente, provocando così una pseudo mestruazione che può causare dolore, anche molto intenso, soprattutto durante il flusso mestruale.
Le sedi tipiche di impianti anomali del tessuto endometriale sono le ovaie e la zona della pelvi compresa la vescica e il retto. Si può verificare, inoltre, la presenza di cellule endometriali all’interno del miometrio, strato muscolare della parete uterina più esterno rispetto all’endometrio. Questa condizione viene definita adenomiosi.
L’endometriosi può esse distinta in ovarica, superficiale e profonda. Quella ovarica, a sua volta, può presentarsi sotto forma di lesioni superficiali e/o profonde. L’endometriosi superficiale dell’ovaio è costituita in genere da microcisti di pochi millimetri di diametro presenti a livello della corticale ovarica. L’endometriosi profonda dell’ovaio, invece, è costituita da cisti a contenuto emorragico che possono raggiungere anche dimensioni ragguardevoli.
L’endometriosi superficiale si localizza principalmente a livello peritoneale; quella profonda interessa organi e strutture pelviche come, ad esempio, la vescica e gli spazi tra la vagina e il retto.

L’endometriosi è una patologia invalidante. Infatti, è causa di sub-fertilità o infertilità in un 30-40% dei casi, principalmente a causa dello stato infiammatorio cronico presente nelle regioni interessate dalla patologia. Inoltre, l’impatto della malattia sulla quotidianità della donna affetta è alto poiché connesso ad una riduzione della qualità della vita (QoL - Quality of life) e ai costi diretti e indiretti che la malattia comporta. Una corretta consapevolezza della patologia può favorire una diagnosi precoce con un trattamento tempestivo che possono andare a migliorare la QoL e a prevenire la situazione di infertilità.

Epidemiologia

L’endometriosi colpisce il 10-25% delle donne in età fertile. In Italia, le donne che hanno avuto una diagnosi conclamata di malattia sono circa 3 milioni, con un picco che si verifica tra i 25 e i 35 anni.

Cause

L’eziopatogenesi dell’endometriosi è sconosciuta. Sono presenti diverse teorie che cercano di spiegare il meccanismo alla base dello sviluppo di questa patologia.
Tra le più accreditate si trova la “teoria dell’impianto”: questa prevede che, durante il ciclo mestruale, si verifichi un flusso retrogrado dell’endometrio sfaldato verso il peritoneo. In questo modo, diventa possibile un impianto del tessuto endometriale in sede anomala.

Sintomi

Il sintomo principale, che si presenta nella quasi totalità delle donne affette da endometriosi, è il dolore presente durante il ciclo mestruale (dismenorrea).
A seconda della localizzazione degli impianti anomali, si possono verificare anche dolore durante il rapporto sessuale (dispareunia), minzione dolorosa e difficoltosa (disuria) e difficoltà durante la defecazione con costipazione (dischezia).
Altri sintomi caratteristici che possono essere presenti sono il dolore pelvico cronico e il dolore lombare.
Essendo i focolai endometriosici localizzati in regioni differenti, possono verificarsi disturbi specifici legati alla sede di impianto endometriale.
Alcune donne affette da questa patologia, presentano sanguinamenti uterini anomali che si manifestano con spotting o flussi mestruali particolarmente abbondanti o prolungati (menorragia).

In un 40% circa delle donne affette da questa patologia può verificarsi sterilità o riduzione della fertilità. La causa di questa condizione non è ancora del tutto chiarita, nonostante sia indubbio che l’infiammazione cronica presente giochi un ruolo importante.

In alcuni soggetti, inoltre, la patologia può decorrere del tutto asintomatica.

Diagnosi

Tra gli esami più comuni svolti per diagnosticare l’endometriosi si trovano:
-l’ecografia transvaginale: tecnica accurata nello studio di impianti localizzati alle ovaie. Questo esame diagnostico deve essere effettuato da personale sanitario esperto specializzato in endometriosi.
-la risonanza magnetica addome-pelvi con mezzo di contrasto: esame importante per lo studio della localizzazione delle lesioni a livello pelvico.

Trattamento

Il trattamento dell’endometriosi è personalizzato, in base alle condizioni della paziente, e può richiedere cure farmacologiche o chirurgiche.
In alcuni casi, se i sintomi sono lievi e non creano dolore o se la donna è vicina alla menopausa, può non essere necessario alcun trattamento.
La terapia medica punta a creare un ambiente poco favorevole allo sviluppo della patologia andando a ridurre le concentrazioni di estrogeni circolanti che agiscono sulle sedi anomale delle lesioni. Si cerca di andare ad impedire lo sfaldamento dell’endometrio riducendo così la possibilità di reflusso del materiale in sedi anomale.
Le terapie ormonali più utilizzate prevedono l’assunzione di progestinici (trattamento più efficace) o di estroprogestinici con somministrazione in continuo.
Il trattamento con gli analoghi del GnRH, ossia farmaci che bloccano totalmente la stimolazione delle ovaie e quindi la produzione ormonale creando un quando endocrino e clinico di menopausa iatrogena, è molto più invasivo e può esser assunto solo per un periodo ridotto. Infatti, questo trattamento viene in genere utilizzato nei casi che richiedono un intervento chirurgico.

Quando la terapia farmacologica è insufficiente, o quando si cerca una gravidanza, può essere necessario sottoporsi a interventi chirurgici in grado di rimuovere il tessuto ectopico.
La tecnica laparoscopica è la scelta migliore per la terapia chirurgica dell’endometriosi.  Questa tecnica, di tipo mininvasivo, permette di andare ad eliminare i focolai endometriosici preservando così il più possibile i genitali interni, cioè l’utero, le ovaie, le tube; inoltre, consente di liberare la pelvi dalle aderenze provocate dalla malattia. Infatti, la chirurgia laparoscopica viene impiegata per andare a rimuovere quei focolai che vanno ad impattare maggiormente sulla qualità della vita della paziente, ovvero quelli che causano una sintomatologia invalidante. Questa tecnica chirurgica molto spesso si associa a terapia farmacologica per ottenere un risultato più completo e meno invasivo rispetto a quello legato ad un’eradicazione completa.
Una corretta eradicazione dei foci endometriosici permette di avere un tasso di recidiva minore e una maggiore probabilità di portare avanti una gravidanza nei mesi successivi all’intervento.
 

Fonti:

ISS
Ministero della Salute
Fondazione Italiana Endometriosi
Associazione Italiana Dolore Pelvico ed Endometriosi

Trovi questo articolo interessante? Condividilo sui social