Amebiasi: una patologia del viaggiatore
Data pubblicazione: 13/11/2023
Categoria: News - Autore: Giulia Menghetti
L’amebiasi è una patologia causata dal parassita Entamoeba Hystolitica. I quadri clinici provocati da questa infezione possono limitarsi ad un quadro di infezione asintomatica per cui si parlerà di “amebiasi commensale” fino ad arrivare a quadri più severi come dissenteria e danno d’organo. L’infezione da Entamoeba Hysotlica può essere sia intestinale che extra-intestinale.
La trasmissione di questo parassita avviene per via oro-fecale, grazie alla capacità dell’Entamoeba di sopravvivere sotto forma di cisti nell’organismo di un soggetto infetto e venire espulsa nell’ambiente esterno sopravvivendo comunque. L’infezione avviene quindi attraverso l’ingestione di materiale contaminato dalle cisti, le quali poi, una volta entrate nell’organismo, si trasformano nuovamente nella loro forma attiva e patogena, i trofozoiti, determinando la sintomatologia.
Il quadro clinico è prevalentemente intestinale e si manifesta circa da 1 a 3 settimane dopo l’ingestione delle cisti. La dissenteria amebica si manifesta con scariche di feci liquide contenenti trofozoiti vivi, muco e spesso anche sangue. Il quadrò è sempre accompagnato da dolorabilità addominale e può spesso complicarsi con sintomi sistemici come febbre alta, fino a complicanze particolarmente gravi come il megacolon (un’anomala distensione del colon o di una sua parte) tossico e la colite ischemica. L’infezione intestinale in alcuni casi può anche cronicizzarsi e in tal caso rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie infiammatorie intestinali e per carcinoma del colon.
L’infezione può anche essere extra-intestinale e la sede più comune è il fegato, con manifestazione della patologia sotto forma di ascessi epatici. Il quadro più comune è caratterizzato da un singolo ascesso nel lobo destro che si manifesta con fastidio o dolore in ipocondrio destro, febbre intermittente, sudorazione, brividi e perdita di peso.
L’amebiasi può essere quindi considerata una patologia del viaggiatore in quanto è un’infezione a trasmissione oro-fecale dovuta a contaminazione di cibo e acqua, condizione particolarmente presente nei paesi in via di sviluppo e in contesti con condizioni sociosanitarie scarse. Quindi, chi si appresta ad effettuare un viaggio in zone a rischio dovrebbe tenere presente tutta una serie di norme comportamentali utili a prevenire l’infezione, come bere solamente acqua imbottigliata o bollita, non bere bevande contenenti ghiaccio, non mangiare frutta fresca o vegetali che siano stati precedentemente sbucciati, non mangiare o bere latte o prodotti caseari che non siano stati precedentemente pastorizzati. Nel caso in cui ci si trovasse in paesi a rischio e si riscontrasse sintomatologia sospetta è bene rivolgersi immediatamente ad un medico ed eventualmente cominciare tempestivamente la terapia.
La diagnosi è prevalentemente microbiologica per quanto riguarda l’infezione intestinale, le indagini radiologiche sono invece utili per evidenziare la presenza di ascessi extra intestinali. Il trattamento si basa inizialmente sull’assunzione di metronidazolo e successivamente sull’assunzione di paromicina per l’eliminazione delle cisti.
Fonti:
MSD
ISS Istituto superiore di sanità
WHO World Health Organization